Un nome su tutti? Ladislao de Gauss. Un suo dipinto, esposto nella Prima mostra d'arte fiumana allestita a Roma nel 1927, si trova nella collezione del Quirinale. Ungherese di nascita, è con Romolo Venucci uno degli artisti più interessanti attivi a Fiume tra le due guerre. Daina Glavočić, già direttrice del Museo d'arte contemporanea di Fiume, nel suo libro ne ha raccontati trenta, pittori, scultori, grafici e illustratori protagonisti di una stagione, che corrisponde grossomodo al periodo della Fiume italiana, rimasta a lungo nell'ombra.
Nella città adriatica, antica porta del Regno di Ungheria, si incontrano la cultura figurativa europea e quella delle grandi accademie, Monaco, Berlino, Vienna; né mancano artisti che si formano a Venezia. Da questo crogiolo nascono i diversi linguaggi, orientati alla modernità o in altri casi legati piuttosto alla tradizione che l'autrice ha saputo così bene inquadrare, ha osservato intervenendo alla presentazione triestina del volume il critico Marianna Accerboni. " Un libro molto importante sotto il profilo artistico-culturale. Per le vicende storiche vissute dalla città di Fiume, questo periodo era stato dimenticato, identificato forse come fascista. Daina Glavočić leva il velo da un mondo sconosciuto".
Quanto all'impresa dannunziana, esperienza controversa di cui lo scorso 12 settembre si è celebrato il centenario, dice ancora Accerboni, lascia un segno. "D'Annunzio portò a Fiume un nutrito gruppo di futuristi, molto ben accettati dalla popolazione, che dettero un input di giovinezza e di novità, lasciando dei germogli culturali che si sono espressi in tanti artisti".
Punto di arrivo di un lavoro di ricerca trentennale tutt'altro che facile per la dispersione di molto materiale, Daina Glavočić questo libro da poco pubblicato in traduzione italiana dalla Comunità degli italiani di Fiume l'ha dedicato anche agli studenti di storia dell'arte della sua citta'. "Perché è giusto che conoscano qualcosa della Fiume di allora. Non sono tutti dei Picasso, gli artisti considerati, ma fanno parte della storia di una città di confine come la nostra, in cui si mescolano influenze diverse".
Ornella Rossetto