Un poeta non ha età, perché la sua arte si rinnova e parla sempre al cuore e alla mente degli uomini. Eppure anche un poeta compie gli anni, e Giacomo Scotti, napoletano di Fiume, ne ha da poco compiuti 94, tutti spesi tra letteratura ed esperienza di vita. Autore poliedrico, con alle spalle la pubblicazione di non meno di duecento volumi di racconti, romanzi, raccolte di poesia, favole e saggi storici, è un fedelissimo del concorso Istria Nobilissima, dove è ora tornato sul podio nella categoria Letteratura con le sue "Poesie del tramonto".
"Qualche critico letterario - spiega Scotti - mi ha definito "un uomo di penna vulcanico". Lo sono diventato per alimentare in ogni suo aspetto la presenza italiana della letteratura di queste terre, ma anche perché sono un ficcanaso nato, un ficcanaso nei meandri della nostra cultura".
Una squisita sensibilità linguistica, il marcato senso del ritmo, un uso sapiente delle strategie della versificazione sono le peculiarità di questa sua nuova silloge che la giuria del concorso ha messo in rilievo nella motivazione. Versi, questi, di Scotti, che hanno il sapore di un congedo. "In essa esalto la vita e il declino dei miei anni. Sono un diario in versi degli ultimi anni della vita del più anziano poeta e scrittore della "piccola Italia", come io chiamo la minoranza italiana rimasta nelle terre istro-quarnerine. Sono l'ultimo saluto ai miei connazionali, con i quali ho condiviso gioie e dolori per sette decenni, vissuti in queste terre e trascorsi nella creazione letteraria, che rispecchia dolori e gioie, appunto".
Emblematici i versi della poesia "I miei pesci", che il poeta ha voluto regalarci: "Ho conosciuto pesci di mari e di fiumi, dal canale di Leme, che si insinua nella pancia dell'Istria, fino alle acque di Ocrida in Macedonia. Mi sono immerso in acque di pianure e di monti, nei liquidi meandri degli orizzonti. Ho seguito le voci segrete del silenzio, nei silenzi mi spegnerò, dormendo nei sogni. Sogni lucenti, lucenti pesci miei, così almeno vorrei".