Migliaia e migliaia di preziosissime carte, fitte di annotazioni, di studi, di disegni sugli argomenti più disparati, frutto di una mente geniale e oggetto di continui ripensamenti. Una "scrittura infinita" quella di Leonardo, che non si è mai curato di pubblicare i propri testi, i quali, così, rimasero ignoti per secoli. Salvo il "Libro di pittura", ricostruito a posteriori dall'ultimo allievo, Francesco Melzi, che alla morte del maestro ne ereditò tutti i manoscritti e li riportò dalla Francia in Italia, nella villa di Vaprio d'Adda, vicino a Milano. Leonardo muore ad Amboise nel 1519, Melzi lavorando sugli appunti lasciati dall'artista prepara questa raccolta di fondamenti teorici sulla pittura intorno al 1540, affidando poi il codice ad un pittore milanese in vista della pubblicazione. L'opera uscirà solo un secolo più tardi, nel 1651, a Parigi, in una versione abbreviata e con il titolo "Trattato della pittura". Intanto però in questa forma parziale il libro circola in copie manoscritte ed ha ampia diffusione e fortuna tra artisti e amatori d'arte. La pubblicazione integrale avverrà a fine Ottocento. Per i 500 anni della morte di Leonardo la riproposta (nella collana Carte d'artisti di Abscondita, a cura di Maria Teresa Fiorio) di un testo che fornisce una chiave di interpretazione fondamentale anche per l'opera artistica di una delle figure-icona della storia dell'umanità, autore di opere sublimi e tra le più famose di ogni tempo. Per Leonardo la pittura non era solo una forma di rappresentazione della realtà, ma un autentico strumento di conoscenza. In una parola, "scienza".
Ornella Rossetto