Scrivere per superare la timidezza, per ritrovare fiducia e coraggio dopo l'esperienza odiosa della guerra. Quando nel 1962 pubblicò il suo primo libro, "La vacanza", Dacia Maraini - che è attualmente la scrittrice italiana più tradotta al mondo - aveva appena 26 anni. Dal romanzo d'esordio a una folgorante e duratura carriera il passo è breve: "Memorie di una ladra", Bagheria", "La lunga vita di Marianna Ucrìa", "Il treno dell'ultima notte", premiati dal successo di critica e di pubblico, sono i titoli di alcuni dei suoi numerosi romanzi, spesso incentrati sui problemi delle donne.
Non solo narratrice, ma anche autrice di opere teatrali, saggista e finissima poetessa, fin dai suoi inizi Dacia Maraini ha raccontato storie sulla condizione femminile e sui mutamenti della società italiana, e lo ha fatto sempre con una voce sensibile e originale, capace di toccare le corde più profonde e accessibili a tutti. Ancora estremamente prolifica, scrive spesso anche sui giornali di temi di attualità. Può essere una donna vittima di violenza, un mendicante morto assiderato, la solitudine di un anziano. "Per me - ha spiegato una volta - il giornalismo è intervento, e motivi di indignarsi ce ne sono sempre tanti". Questa è Dacia Maraini, 85 anni compiuti lo scorso 13 novembre, intellettuale impegnata, una delle figure di spicco della cultura italiana fin dagli anni Sessanta, a cui Mondadori dedica ora la consacrazione di un Meridiano. Il volume ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera, tra romanzi e racconti, anche con alcuni testi mai raccolti prima d'ora, e una cronologia della vita dell'autrice romana - ricordiamo anche il legame con Alberto Moravia e l'amicizia con Pier Paolo Pasolini - firmata dai due curatori, Paolo di Paolo ed Eugenio Murrali.