E pensare che quando debuttò, nel 1816, al Teatro Argentina di Roma, Il Barbiere di Siviglia fu un fiasco clamoroso! Già alla seconda serata, però, l'opera - su libretto di Cesare Sterbini, tratto dalla commedia di de Beaumarchais - ebbe un'accoglienza straordinaria, che apre la strada a una fortuna inarrestabile. Tanto che oggi, a duecento anni dalla prima rappresentazione, le sue arie e le sue sinfonie rimangono fra le più celebri e popolari del repertorio melodrammatico. Considerata l'opera buffa per eccellenza, e il simbolo stesso dello stile rossiniano, è animata da uno slancio vitale frenetico e turbinoso, con una musica travolgente. La vicenda è nota: una storia d'amore funestata da un vecchio in cui si inserisce con le sue comiche trovate l'inimitabile Figaro, il barbiere e factotum più famoso nella storia della musica, che si adopera per consentire a Rosina e al Conte d'Almaviva di convolare a nozze a dispetto della volontà di Don Bartolo, tutore della ragazza.
Sul podio dell'Orchestra e Coro del Teatro Verdi per questo nuovo allestimento della Fondazione lirica sale il maestro Francesco Quattrocchi, che a Trieste aveva già diretto Il Barbiere di Siviglia nel 2017, la regia e le scene sono di Massimo Luconi. Nel cast spicca il nome del tenore Antonino Siragusa, che indossa ancora una volta gli impervi panni belcantistici del Conte di Almaviva. Un ruolo che il cantante lirico siciliano (ma naturalizzato triestino) ha presentato sui più importanti palcoscenici del mondo.
Si replica fino a sabato 11 dicembre.