Presentato alla Sala dell'Armeria il libro "Border Heritage. Migration and Displaced Memories in Trieste", scritto dalla professoressa Roberta Altin, dell'Università di Trieste. Docente di antropologia culturale, Altin si occupa di migrazioni transnazionali, di antropologia pubblica e museale.
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Il libro, introdotto dalla professoressa associata Katja Hrobat Virloget, vede una serie di capitoli che iniziano con una storia personale di un rifugiato e vanno a approfondire una serie di temi riguardanti le migrazioni e analizzando come le varie migrazioni abbiano stratificato, si siano sovrapposte e si siano contaminate.
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Per la Altin l'importante è constestualizzarle, nel nostro caso il focus della sua osservazione è Trieste, che ha visto nei secoli gente arrivare e andarsene, il cui ricordo ed eredità sarebbero un passato selezionato. Se alcune migrazioni sono ricordate, altre invece rimangono invisibili, ha precisato Altin indicando che si tratta di una provocazione a cui risponde affermando che non si è capaci di vedere cosa rimane perché si vive in questo luogo e si è continuamente parte di una costruzione, di un mix che continua nel tempo. Con le migrazioni dalla rotta balcanica invece ci si trova davanti a una situazione ambigua, con minorenni provenienti dal sud del mondo, nella quasi totalità maschi. L'Europa risponde con politiche di esternalizzazione e tentativi di chiudere le frontiere e Polizia aggressiva. Se le donne che scappavano dall'Ucraina in guerra sono state accolte a braccia aperte, verso i giovani vi è rigetto e si continua a dipingere, così Altin, i flussi come emergenza ma, secondo lei, è sempre stato così.
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Nel libro, ultimo capitolo, si tenta un parallelo tra le attuali migrazioni con l'esodo dei giuliano-dalmati alla fine della seconda Guerra Mondiale, a mio modo di vedere leggermente azzardato. Il libro vuole ribaltare la storica prospettiva monocromatica e adottare la prospettiva dei migranti e renderli oggetto di studio in un contesto di migrazioni storiche. Al termine dell'incontro è stata inaugurata la mostra "Nel Giardino degli (in)visibili" presso la Loggia Vecchia con quanto lasciato dai migranti durante il cammino.
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Franco de Stefani