L'incontro con il cinema e gli autori del cinema italiano del Dopoguerra segna per sempre la vita di Franco Giraldi. Un amore a prima vista, dapprima come critico cinematografico sulle pagine dell'Unità, quindi la frequentazione di Tullio Kezich e Callisto Cosulich, con i quali fonda il Circolo del Cinema di Trieste. Si trasferisce quindi a Roma nei primi anni Cinquanta e diventa aiuto regista di registi come Gillo Pontecorvo, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo. Nel riflettere sulla carriera di Giraldi, un autore di frontiera e oltremodo distante dai salotti romani, permette di considerare anche alcuni snodi evolutivi del cinema italiano: dal fenomeno del western all’italiana e la commedia all’italiana, cui Giraldi aveva patecipato da regista. Tuttavia Franco Giraldi deve essere ricordato soprattutto per il suo profondo e sensibile impegno nella trasposizione cinematografica di alcuni classici della letteratura triestina, del libro Un anno di scuola di Giani Stuparich e soprattutto il romanzo La frontiera di Franco Vegliani, in cui maggiormente si riflette la delicata malinconia mitteleuropea dell’uomo di frontiera. Nel film, come del resto nel romanzo, viene affrontato il tema della difficile condizione, mentale e fisica, di chi è nato e cresciuto nelle zone di confine e si trova a dover fare i conti con la propria appartenenza etnica. Franco Giraldi è stato anche regista televisivo e sceneggiatore, attivo collaboratore poi di vari festival cinematografici, in più occasioni ospite del Film Video Monitor Festival organizzato dal Kinoateljer di Gorizia. Franco Giraldi, famoso ma al tempo stesso umile, è stato un uomo ben voluto ed apprezzato nel mondo del cinema e della cultura, per la sua onestà intellettuale e la sua infinita esperienza in campo professionale. (Mid)
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