A volte si rende un necessario un cambio di passo (come quello che in Italia tutti si attendono da Mario Draghi), ma in linea di massima è meglio non fare il passo più lungo della gamba. I modi di dire danno colore ed espressività ai nostri discorsi. Ve ne sono di antichissimi, in cui si conserva l'eco di usi, costumi, tradizioni ormai scomparse, come salvarsi per il rotto della cuffia o avere la coda di paglia. Molti vengono dal mondo contadino, tipo mettere il carro innanzi ai buoi o tirare l'acqua al proprio mulino ma anche darsi la zappa sui piedi o fare di ogni erba un fascio. Altri sono legati al mito e alle fiabe, per esempio trovare il filo d'Arianna o avere una gatta da pelare. E poi ci sono le formule che rimandano alla religione: alle rappresentazioni sacre medievali risale fare il diavolo a quattro. La storia sopravvive nell'espressione passare il Rubicone e in andare a Canossa. Anche poeti e scrittori hanno contribuito a diffondere modi di dire di larga circolazione, come i danteschi senza infamia e senza lode o far tremare le vene e i polsi. Leopardiane sono le sudate carte, mentre si deve a Manzoni l'introduzione in italiano di espressioni toscane come trovare il bandolo della matassa o non sapere dove sbattere la testa, e alla fortuna delle "Avventure di Pinocchio" l'affermazione di avere l'acquolina in bocca o essere agli sgoccioli. Non mancano i modi di dire provenienti dai dialetti: è veneziana l'origine di essere nato con la camicia, allusione ai bambini che nascono con il sacco amniotico integro, un evento molto raro che la tradizione popolare considera di buon augurio; mentre dal romanesco viene far vedere i sorci verdi. L'elenco potrebbe continuare a lungo, ma dopo il cambio di passo chi sa che non sia tempo di cambiare disco.
Ornella Rossetto