330 anni dalla nascita di Giuseppe Tartini, uno dei grandi protagonisti del Settecento musicale italiano ed europeo, virtuoso del violino, compositore di centinaia di concerti e sonate, didatta e intellettuale tra i più influenti del suo tempo; e 300 dalla morte di Antonio Tarsia, organista della cattedrale di Capodistria e "buon compositore" che Tartini ha forse avvicinato e conosciuto, se è vero (come faceva osservare il musicologo Giuseppe Radole) "che la prima educazione musicale il piranese l'avrebbe avuta da studente presso i Padri delle Scuole Pie di Capodistria nel 1704" (e Tarsia morì nel 1722).
Conterranei ed entrambi esponenti del Barocco, sono ora accomunati in un omaggio dell'orchestra e del coro Camerata academica, formazione capodistriana composta da giovani e valenti musicisti, in concerto questa sera in sala San Francesco con la direzione di Slaven Kulenović.
Il programma si apre con Beatus vir, salmo di Antonio Tarsia scritto nel 1688 il cui spartito autografo è conservato, come tutte le musiche del compositore - che si dedicò unicamente al repertorio sacro -, nell'Archivio diocesano. Di Tartini sarà proposto - insieme ad alcuni dei suoi più noti concerti - anche un pezzo da chiesa di meno frequente ascolto, lo Stabat mater, composto nel 1769, un anno prima della morte. Nuovamente di Tarsia il De profundis tenebrarum, a voce sola, due violini e basso, scritto per le agostiniane di San Biagio, "tra le quali - notava ancora Radole - ci sarà stata qualche monaca all'altezza di cimentarsi in un brano con spunti virtuosistici di bel canto". Compito che in occasione del concerto di stasera sarà affidato alla giovanissima e promettente Brina Vukovič.
L'appuntamento è fissato alle ore 19, con ingresso libero.