In una giornata, la quarta, del Trieste Film Festival, ricca di proposte, anche un titolo sloveno che sarà presentato in concorso questa sera al Politeama Rossetti: "Orchestra" di Matevž Luzar, in anteprima italiana. Un film che ci porta in un lungo viaggio in autobus, quello che compiono gli allegri membri di una banda di ottoni slovena per esibirsi in un festival musicale in una cittadina austriaca. Cantano, festeggiano e bevono durante l'intero tragitto. Ma non tutto andrà come previsto. Cinque storie diverse che ci mostrano come nascondere le prorie azioni e intenzioni sia il modo migliore per renderle imbarazzanti. Un film ironico e sottile nato da un'esperienza personale, ha spiegato il regista, che per anni ha effettivamente accompagnato una banda di ottoni in tournée, perché la sua famiglia ne faceva parte. Girato in bianco e nero, così da avere lo stile di un documentario, "Orchestra", che ha debuttato lo scorso novembre al festival cinematografico tedesco di Cottbus, vede protagonisti sullo schermo, accanto agli attori professionisti, i veri membri dell'orchestra di fiati SVEA di Zagorje ob Savi, nella Slovenia centrale.
Ma dicevamo di una giornata dal menù ricco: tra i lungometraggi in concorso troviamo anche 'Bebia. Á mon seul désir', opera prima della regista georgiana Juja Dobrachkous, con la quale il festival triestino continua a guardare al mondo femminile. Il film apre anche all'omaggio alle registe del cinema della Georgia, quest'anno al centro di una sezione speciale. Mentre el concorso documentari (al Cinema Ambasciatori) oggi è il giorno, tra gli altri, del 'Museo della rivoluzione' del giovane regista serbo Srdjan Keča, in cui la storia del progetto incompiuto di un museo-tributo alla jugoslavia socialista che sarebbe dovuto sorgere a Belgrado nei lontani anni Sessanta diventa lo spunto per riflettere sullo stato attuale della società in questa regione.