Foto: Radio Capodistria
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Un poeta di lungo corso, Giacomo Scotti, autore tra i più rappresentativi della minoranza italiana dell'Istria e di Fiume, novant'anni compiuti lo scorso dicembre, tutti spesi fra letteratura ed esperienza di vita. E il più giovane Riccardo Staraj, lui stesso poeta, ma anche apprezzato musicista, presidente della Comunità degli italiani di Draga Moschiena nonché sindaco della cittadina sul Quarnero. S'incontrano in una raccolta di poesie uscita con il contributo dell'Unione italiana, in cui si sono tradotti a vicenda: cosicché i versi di Scotti si possono leggere anche in lingua croata, e quelli di Staraj (che scrive di preferenza in croato) anche in lingua italiana.
A presentare l'opera »Poesie a due voci / Pjesme u dva glasa« davanti al pubblico della Sala Sbisà il giornalista Massimo Premuda. "I due autori - dice Premuda - sono diversissimi, sia per esperienza di vita chiaramente, che per stile. Ma il libro è un testo veramente importante, riesce a intrecciare in maniera sottile le due poetiche, le due voci".
Giacomo Scotti, poeta, ma anche narratore e saggista tradotto in una dozzina di lingue, ha svolto nel corso della sua lunga vita un'intensissima attività di traduttore. Di poesia in primis, dall'italiano verso le lingue slave e viceversa. Un'unica spinta, quella che lo ha sempre contraddistinto, farsi mediatore, lui, 'napoletano di Fiume', fra le culture delle due sponde dell'Adriatico. "Nella traduzione di un poeta che traduce un altro poeta - osserva Scotti - c'è di nuovo una poesia. Anche se qualche volta tradisce l'originale, però lo avvicina a colui che deve leggerlo nell'altra lingua".
Tradurre poesia non è facile, ma i più originali traduttori di poesia sono i poeti, sostiene invece Riccardo Staraj, che a Trieste, accompagnato dalla sua band, ha recitato anche alcune poesie di un'altra sua raccolta, »Midnight Blues«. Quanto a "Poesie a due voci", quei versi ora appartengono a entrambi, a lui e a Scotti, "sono nostre, le mie sue, le sue mie".

Ornella Rossetto