Costruire ponti, tracciando delle linee linguistiche e non confini tra i due dialetti, quello istroveneto e istrosloveno dell'Istria nordoccidentale presi in esame nella monografia scientifica da Suzana Todorovič. Per rispettare, ha ribadito l'autrice, l'uso reciproco dei due dialetti fra le due comunità linguistiche, dando valore a quella che viene considerata la lingua del cuore, il dialetto appunto.
"La cosa più importante in una ricerca dialettologica è lavorare a contatto con la gente, ricavare sul campo le parole che usa quotidianamente la gente e il dialetto nel quale si esprime."
Attraverso i questionari e le interviste realizzate l'autrice ha ricavato oltre 7 mila lemmi dialettali, su tematiche specifiche, riportandole poi sulle oltre 570 carte linguistiche contenute in quella che è la prima parte una corposa monografia scientifica bilingue che verrà completata tra il 2020 e 2021. L'interesse per questo tipo di tematiche continua ad essere sempre molto alto. "Viviamo in un periodo nel quale la gente sta ritornando alle proprie radici, ancora la Todorovič, agli inizi degli anni 90 si richiedeva un uso più attivo della lungua italiana, slovena o croata, poi però dopo qualche anno la gente ha voluto ritornare alle proprie radici usando di più quella che è la loro lingua del cuore."
A fianco di Suzana Todorovič anche in questa sua dodicesima fatica letteraria la casa editrice Libris, ma non è mancato l'apporto di Unione Italiana e per la prima volta della Biblioteca civica Srečko Vilhar di Capodistria. Il presidente di Unione Italiana Maurizio Tremul ha ricordato l'impegno dell'UI e della stessa autrice per la registrazione dell'istroveneto quale patrimonio culturale immateriale della Slovenia. "Questo è un valore fondamentale proprio perché adesso c'è un documento che testimonia la presenza degli istroveneti in questo territorio, dei parlanti che è la dimostrazione che è una lingua viva e che giustamente è stata registrata quale patrimonio culturale materiale della Slovenia."
In merito al volume abbiamo sentito anche il presidente della comunità degli italiani nonché vicesindaco italiano di Capodistria Mario Steffè. "Una preziosa documentauzione di quello che è lo stato attuale d'uso di tale dialetto che è stato molto depauperato; sappiamo che la massa critica dei parlanti oramai sta scendendo sotto i livelli di criticità e quindi è importante testimoniare lo stato di fatto per poter tramandare anche in prospettiva futura questa realtà", ha concluso Steffè. (ld)