Erano le 10.55 del mattino, ora di Mosca quando Jurij Gagarin, il primo cosmonauta della storia a violare la frontiera dello spazio, fece ritorno sulla Terra a bordo della navetta Vostok. Era decollato 108 minuti prima dal poligono di Baikonur, oggi nel Kazakistan. Quei 108 minuti intorno alla Terra cambiarono la vita di Jurij Gagarin e la storia dell'era spaziale. A mettere piede per primi sul suolo lunare furono tuttavia gli americani con la straordinaria missione dell'Apollo 11 nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969. Da allora sono stati più di 570 gli esseri umani che hanno viaggiato in orbita, circa 70 le donne, e nuovi equipaggi si stanno preparando a nuove missioni dirette alla Luna e si guarda al futuro, con i primi astronauti su Marte. In questi anni l'esplorazione spaziale è diventata piu' ambiziosa ma anche più pragmatica. Gli sforzi sono ora rivolti verso le nuove tecnologie, ma la conquista dello spazio, la colonizzazione di altri pianeti rimane un sogno. Sessant'anni fa invece il volo di Gagarin fu un evento assolutamente rivoluzionario, altamente simbolico, segnando un'epoca. Per non dire del prestigio acquisito sullo scacchiere internazionale dall'Unione sovietica. Gagarin rappresentava il culmine di una serie di successi iniziati nel 1957 con il lancio del primo Sputnik e nel novembre dello stesso anno con la cagnetta Laika. Il pilota-cosmonauta passato immediatamente dal grado di tenente a quello di maggiore, era l'icona ideale del comunismo trionfante sul capitalismo americano. Come sappiamo non durò a lungo. E pure Jurij Gagarin, purtroppo, dopo avere conosciuto una popolarità strabiliante in tutto il mondo in qualità di ambasciatore spaziale del suo paese, non riuscì a scansare l'appuntamento con la morte, avvenuta il 27 marzo 1968 mentre effettuava un volo di routine sul suo aereo MIG-15. Aveva appena compiuto 34 anni. Secondo i sondaggi per i russi rimane ''la personalita' piu' affascinante del 20-esimo secolo''. (mid)

Foto: AP
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