"Il più gagliardo temperamento che abbiano dato queste terre alla musica dopo la morte di Tartini". Così le cronache di fine Ottocento definivano il compositore Antonio Smareglia, nato a Pola nel 1854 e scomparso a Grado nel 1929. È suo il festoso "Inno a Tartini" scritto su testo del letterato triestino Silvio Benco per l'inaugurazione del monumento al violinista nella sua Pirano, in un memorabile 2 agosto 1896. La marcia di Smareglia, eseguita da sette bande e da duecento coristi, fu accompagnata da ovazioni e interminabili grida di "Viva Smareglia".
Ma il destino è beffardo: esponente di prim'ordine del teatro d'opera a cavallo dei due secoli, già acclamato nei più importanti teatri europei, a Milano, Vienna, Dresda, Praga, perfino a New York, con il Novecento, soprattutto dal primo dopoguerra, Smareglia e la sua produzione operistica - sviluppatasi nel solco della tradizione tardoromantica di area centroeuropea con richiami ai modelli wagneriani -, dalla "Preziosa" al "Vassallo di Szigeth" alle "Nozze istriane" che restano il suo capolavoro, finì per essere quasi del tutto dimenticato. Forse perché si era inimicato personaggi influenti come l'editore Giulio Ricordi, forse per il cattivo carattere, forse, a Trieste, per qualche scontro con gli irredentisti locali, molte sono le possibili ragioni della sfortuna di Smareglia, che pure ci ha lasciato pagine dall'orchestrazione smagliante, come ipotizza GiulianaStecchina, che nel suo libro, edito dall'Associazione delle Comunità istriane, "Antonio Smareglia e il suo mondo", racconta la vita dell'artista e il contesto storico e musicale in cui si formò, fino alle sue ultime composizioni, frutto dell'amicizia con Silvio Benco, che dopo le parole dell'"Inno a Tartini", scrive i libretti del trittico, "La falena", "Oceana", "L'abisso", sgorgate dal contatto con il mare .
L'autrice, a lungo docente d'arpa al Conservatorio di Trieste, scrittrice e pubblicista, presenterà il volume martedì prossimo (25 marzo) alla Casa Tartini di Pirano, con il contributo dell'attrice Miria Levi, che curerà le letture. Il libro ha infatti la particolarità di essere composto anche da alcune pagine di taglio narrativo, in cui Giuliana Stecchina ha voluto tratteggiare un ritratto più intimo e privato del maestro istriano.
