"Se un giorno alieni saggi e pacifici verranno a trovarci, la prima cosa che ci chiederanno, è come ci siamo presi cura del nostro pianeta".
Parola di Telmo Pievani, evoluzionista, divulgatore scientifico, da sempre attento ai temi dell'ambiente del futuro, e curatore di "Planet Book", un volume (edito da Contrasto) su "Il mondo, l'emergenza climatica, le soluzioni", che raccoglie "200 fotografie raccontate da 40 ragazzi impegnati a cambiare il futuro".
Il libro viene presentato a Lubiana in occasione delle celebrazioni per gli ottocento anni dell'Università di Padova, in un incontro organizzato congiuntamente dall'Istituto italiano di cultura e dal MAO, il Museo di Architettura e Design, che ospita la manifestazione. Con Telmo Pievani dialoga oggi alle 17 Stefano Faggioli, direttore dell'IIC.
L'emergenza climatica e ambientale in corso è di così grande portata da non poterci più lasciare indifferenti. Questo volume, frutto di un progetto nuovo e collettivo, nasce da una speranza, ci spiega il professor Pievani, che all'ateneo patavino è titolare della cattedra di Filosofia delle scienze biologiche, la prima in Italia.
"Ci ha guidati la speranza che le nuove generazioni possano avere più fantasia, più immaginazione e nuovi linguaggi per farci uscire da questa crisi. È un libro con 200 fotografie, bellissime, di grandi maestri - Salgado, McCarry, Burtynsky -, tutte dedicate alla crisi ambientale. Ma il fatto unico è che ciascuna di esse è commentata da un ragazzo e da una ragazza, da uno studente e da una studentessa dell'Università di Padova, giovanissimi, e dunque dalle nuove generazioni. Quindi è un libro di dialogo tra generazioni".
Telmo Pievani è uno scienziato molto attento all'aspetto della divulgazione. È diffficile raccontare, gli chiediamo, la crisi climatica?
"È stato difficile raccontarla, tant'è che ne parliamo dalla metà degli anni Settanta e non stiamo facendo abbastanza. Bisogna trovare nuovi linguaggi, e una strada promettente, secondo me, è quella di mescolare il linguaggio della scienza - dati, fatti, numeri, che da soli non bastano, ormai lo sappiamo - di mescolarlo con l'arte, con le emozioni, con la fotografia appunto, con il teatro o la musica. Con altri linguaggi insomma, che arrivino alle corde più profonde delle nostre emozioni e dei nostri interessi".