Boris Pahor, 108 anni il prossimo 26 agosto, nel documentario racconta le indicibili sofferenze cui è stato sottoposto durante il suo internamento nei lager nazisti, in particolare in quello di Natzweiller-Struthof in Alsazia. Ma riserva una parte significativa anche al racconto della sua infanzia a Trieste, all'incendio per opera delle squadre fasciste del Narodni dom, centro nevralgico, economico e culturale, della componente slovena di Trieste, di cui il 13 luglio 1920 è stato testimone oculare. Il documentario propone inoltre una ricca documentazione filmata dei campi nazisti, in particolare del lager di Natzweiller-Struthof in Alsazia. Boris Pahor fu deportato qui dai nazisti per aver collaborato con la resistenza antifascista slovena, quindi come prigioniero politico. Qui ha potuto assistere alla sistematica eliminazione degli ebrei e delle altre categorie etniche e sociali destinate al forno crematorio. Una terribile esperienza personale e collettiva che descrive nel suo capolavoro, Necropoli, uscito in sordina in Slovenia nel 1967 e riscoperto dopo quarant’anni dall’ editore italiano Fazi, che lo ha trasformato in un best-seller. Nel documentario Pahor non manca di esprimere una volta ancora l’orrore per quanto accaduto nei campi di concentramento nazisti. Non bisogna mai smettere di raccontare e denunciare quanto è avvenuto, osserva, mai abbassare la guardia e combattere il risorgere del fascismo e della violenza dell'uomo sull'uomo, per un'Europa democratica e plurale. (mid)
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