La storia di Capodistria, come del resto quella di molti altri centri antichi, grandi e piccoli, non può essere raccontata senza ricordare il ruolo avuto dalle famiglie nobili. I Gravisi, marchesi di Pietrapelosa, ne sono stati parte integrante a partire dal Quattrocento: daranno per secoli uomini d'arme, letterati, eruditi, fino all'esodo del secondo dopoguerra.
Un casato - considerato in assoluto il più illustre e più facoltoso dell'Istria - di cui restano in città tracce di rilievo, a cominciare da Palazzo Gravisi Barbabianca, gioiello dell'architettura barocca oggi scuola di musica. Proprio da qui provengono i cinque dipinti che il Museo regionale è riuscito ad aggiudicarsi lo scorso mese di marzo, a Trieste, nell'ambito di un'asta tenuta da Stadion in cui gli ultimi eredi hanno messo in vendita quelli che erano stati un tempo gli arredi del palazzo avito. Argenteria, libri, mobili, la galleria di ritratti.
A Capodistria tornano così opere come "La moglie di Dionisio Gravisi con il figlio Girolamo", tela settecentesca (costata 4.300 euro) in cui è raffigurato bambino uno degli esponenti più noti della famiglia, lo storiografo e studioso della lingua italiana Girolamo Gravisi; o il "Ritratto d'uomo", identificato con il patriota Gianandrea, firmato dal pittore capodistriano dell'Ottocento Bartolomeo Gianelli (pagato 2.700 euro). Si aggiungono due dagherrotipi (due fotografie, anch'esse, dunque, ottocentesche) che ritraggono Chiara e Giuseppe Gravisi. Pezzi che vanno ad arricchire un piccolo nucleo di ritratti già presenti - insieme ad alcuni stemmi della famiglia - nelle raccolte museali.
Da oggi a domenica le nuove acquisizioni saranno in mostra al piano nobile di palazzo Belgramoni Tacco, prima di affrontare una serie di analisi presso il Centro di restauro di Lubiana, finalizzate a ottenere informazioni sui procedimenti esecutivi dei dipinti e sullo stato di conservazione, comunque buono.
Questa sera alle 19 e domenica alle 11 sono previste due visite guidate con Brigita Jenko, responsabile della collezione storico-artistica del Museo regionale, alla scoperta della storia della famiglia Gravisi e dei suoi personaggi.
Un invito a cui Brigita Jenko si augura vorranno aderire in tanti, nella convinzione che si tratta di "una acquisizione molto importante, una festa per il Museo, la città di Capodistria e il territorio più ampio".