La cultura che non si ferma nonostante il Covid, la cultura che vuol dare un segnale di ripartenza e di speranza in un momento difficile e complicato come quello che stiamo vivendo ha fra i suoi testimoni eccellenti il Campiello, uno dei premi letterari italiani più prestigiosi e ambiti. Il riconoscimento promosso da Confindustria Veneto ha avuto quest'anno - il suo 58esimo - un percorso diverso dal solito. Pochissimi gli incontri dal vivo con i cinque finalisti del tour estivo, tra l'altro. E ora cambia sede anche la cerimonia di premiazione, che lascia il Teatro La Fenice per spostarsi all'aperto, in piazza San Marco, garantendo distanza e tutte le altre misure di sicurezza, per una serata che vuol essere un abbraccio a Venezia e un tributo al rilancio dei suoi grandi eventi.
A contendersi il Campiello 2020 è una cinquina con nomi e temi interessanti e due curiosità, una notissima 'firma' della musica come Francesco Guccini, in corsa con il suo nuovo libro "Tralummescuro", e una delle più affermate poetesse di oggi, Patrizia Cavalli, in gara con una raccolta di racconti tra invenzione e memoria, "Con passi giapponesi". Puntano su una visuale soggettiva anche le opere degli altri tre finalisti, Sandro Frizziero (unico finalista veneto, autore di "Sommersione"), Ade Zeno ("L'incanto del pesce luna") e Remo Rapino (("Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio"). A decidere il vincitore assoluto sarà lo spoglio delle schede della giuria popolare dei trecento lettori anonimi che hanno passato l'estate a leggere i cinque libri finalisti, selezionati da una giuria di letterati che quest'anno era guidata dal giornalista Paolo Mieli. Tra le personalità del mondo della cultura che ne hanno fatto parte lo storico dell'arte Philippe Daverio, giurato storico del premio, scomparso in questi giorni. "Uno dei grandi protagonisti della cultura italiana, raffinato storico dell'arte ma più di ogni cosa un grande amico", così lo ricorda la Fondazione Il Campiello. (ornella rossetto)