Come motivare i ragazzi allo studio dell'italiano, convinti come sono, arrivati alle superiori, di saperlo già? Vera Gheno cita un passo del Convivio, quello in cui Dante dice che il volgare ha permesso l'intesa e l'unione dei suoi genitori, "sì come 'l fuoco è disponitore del ferro al fabbro che fa lo coltello", e traduce: "Parlare meglio serve anche a cuccare".
Con lo stile brillante e antiaccademico che è di tanti suoi libri, la sociolinguista fiorentina - molto in vista in Italia - ha proposto ieri a Capodistria una sua riflessione su lingua e linguaggio nella società contemporanea, offrendo agli insegnanti che sono venuti ad ascoltarla anche qualche spunto da trasferire in classe, alla ricerca della scintilla - scriveva Calvino - "che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze".
"Sono felice di essere in una zona in cui le questioni di lingua hanno una particolare risonanza, in cui ci si pongono più domande", ha detto la linguista con un richiamo alla realtà plurilingue del territorio, prima di addentrarsi - in dialogo con la consulente pedagogica Marisa Semeraro - tra le pagine del suo volume "Potere alle parole. Perché usarle meglio" (Einaudi).
L'essenza del saggio si racchiude nella profonda convinzione che "la vera libertà di una persona passa dalla conquista delle parole: più siamo competenti nel padroneggiarle, più sarà completa e soddisfacente la nostra partecipazione alla società della comunicazione". Spiega a Radio Capodistria Vera Gheno: "Secondo me, il primo passo è quello di rendersi consapevoli del fatto che noi comunichiamo attraverso moltissimi automatismi. C'è un primo livello di uso della lingua, ed è come quando si impara a camminare: la lunghezza del passo diventa una cosa a cui uno non pensa più. Forse quel livello di uso della lingua è andato bene finché i nostri contesti, i milieu nei quali vivevamo erano più semplici, vivevamo dei mondi più piccoli. Adesso tra globalizzazione, Internet, bisogno di relazionarsi continuamente con le diversità, ho la sensazione che non solo i comunicatori di professione, non solo i professionisti della parola ma un po' tutti debbano fare i conti con dei livelli aggiuntivi nell'uso della parola".
L'incontro con Vera Gheno (ospitato nella sala San Francesco d'Assisi) è stato il primo di una serie di iniziative di formazione per docenti programmate per il 2023 dall'Istituto dell'educazione di Capodistria insieme al Consolato generale d'Italia. Iniziative che, ha ricordato il console Giovanni Coviello, culmineranno nel seminario estivo che si svolgerà anche quest'anno in Basilicata.