Sono cinque finora i capitoli, nei quali si ritrovano molti dei temi già ricorrenti nell'opera del brillante pensatore: le forme e i limiti della democrazia, le promesse mancate dell'egualitarismo comunista, il ricorso alla letteratura, al cinema e, in genere, al patrimonio del pop, la capacità di riportare al presente la lezione di maestri come Hegel e, in questo caso specifico, Tolstoj. Il contagio, del resto, è un tema ricorrente negli scritti di Žižek e di molti altri intellettuali contemporanei. Dopo aver preso atto della rigida quarantena imposta dalla Cina nell'area di Wuhan, per esempio, Žižek avanza un'ipotesi che ormai è diventata realtà: «dovremmo provare a figurarci un’epidemia delle stesse proporzioni negli Stati Uniti – lo Stato saprebbe imporre le stesse misure?». In che modo insomma – si chiede il filosofo - coniugare i provvedimenti tipici di uno Stato autoritario con i princìpi di libertà e trasparenza ritenuti irrinunciabili dalle democrazie occidentali. Slavoj Žižek riflette poi sulle leggi non scritte della globalizzazione e sugli scenari che si potrebbero delineare sul fronte epidemia e crisi dei migranti. All’attenzione dell’opinione pubblica slovena anche l’intervista rilasciata ieri dal filosofo al programma Val 202 del servizio pubblico. Nella pandemia da coronavirus-ha osservato-il governo è chiamato a svolgere un ruolo di straordinaria importanza, ed è per esso stesso una verifica altrettanto importante. In questo momento il governo deve però meritarsi la nostra fiducia. Dopo questa terribile prova sarà necessario costruire con fatica una diversa normalità. Dal dramma di queste settimane, afferma ancora Žižek, potremmo uscire più saggi e potrebbe nascere una società alternativa, una società che vada oltre lo Stato-nazione e si realizzi nella forma della solidarietà globale e della cooperazione.
Miro Dellore