Kallas, in una mossa dall'alto valore simbolico, ha deciso di debuttare in Ucraina, al fianco di Antonio Costa e Marta Kos. "Per l'Ue è la più grave crisi di sicurezza, io credo non si debba escludere nulla e mantenere una certa ambiguità strategica", ha risposto Kallas quando le è stato chiesto se i soldati europei potrebbero avere un ruolo in Ucraina, magari per vigilare sul rispetto della tregua immaginata dal presidente eletto Donald Trump.
Col ritorno del tycoon repubblicano alla Casa Bianca a gennaio, si teme che gli aiuti militari statunitensi all'Ucraina possano rallentare o addirittura cessare del tutto. Trump ha criticato i miliardi di dollari che l'amministrazione Biden ha versato all'Ucraina e ha detto che potrebbe porre fine alla guerra in 24 ore.
In questo quadro anche la commissaria slovena ha cercato di ritagliarsi il suo spazio. Kos ha promesso al presidente ucraino che farà tutto ciò che è in suo potere per portare l'Ucraina al traguardo dei negoziati con l'Unione europea. Per lavorare in questa direzione, Kos ha stabilito un canale di contatto diretto con la vicepremier ucraina Olga Stefanišina, che l'ha ringraziata sui social.
Ma l'inverno incombe e la pressione militare russa non accenna a diminuire. Per questo sulla missione europea pesano come un macigno le parole di Zelensky. Il presidente ucraino, infatti, ha detto che la tregua e i negoziati possono arrivare solo dopo che l'Ucraina sarà rafforzata con un pacchetto sufficiente di armi, comprese quelle a lunga distanza, e l'invito ad entrare nella Nato.
Valerio Fabbri