La prima pietra di inciampo del lungo percorso nella memoria della Shoah cittadina, che è stato intrapreso questo 21 gennaio da alcuni discendenti di vittime della Shoah, accompagnati dalla locale Comunità ebraica, oltre che da studenti e semplici cittadini, è stata posta in piazza Cavana dove era nata Diamantina Israel Misan, nonna di Shai venuto al mondo grazie a cinque secondi di lucidità di questa donna che mentre attendeva di essere portata verso l’ignoto aveva affidato quello che sarebbe diventato suo padre ad una suora che passava di lì, che lo aveva nascosto sotto la sua veste.

Il nostro vuole essere un invito ad inciampare ed a dedicare cinque secondi al pensiero della nonna”, ci ha spiegato il nipote di Diamantina, Shai Misan che ha parlato prima della posa della pietra dedicata alla nonna, “cinque secondi per pensare come rendere la nostra vita e quella degli altri migliore. In un certo senso oggi ricordiamo la vita della nonna che è stata purtroppo spinta verso Auschwitz, ma celebriamo anche la sua sepoltura, visto che non abbiamo mai avuto l’occasione di farlo prima di ora”.

La storia in occasioni di questo genere sembra fondersi con la memoria, anche se come ha sottolineato il rav Alexander Meloni non bisogna mai confondere le due cose.

"La storia", ha spiegato ai nostri microfoni, "ha il difetto di non essere viva e quindi noi preferiamo fare memoria, in modo di trasmettere un episodio preciso alle nuove generazioni che possono cosìsentirlo più vicino. La storia è distante, neutra, non ci coinvolge direttamente. La memoria invece ci coinvolge tutti i giorni e condiziona nelle nostre scelte. Per questo le pietre di inciampo sono essenziali".

La posa quest'anno avviene a ridosso delle celebrazioni della giornata della memoria che si terranno il prossimo 27 gennaio quando in tutto il mondo si ricorda la Shoah . Una pagina di storia che mai come oggi rischia di essere strumentalizzata dalla politica.

"L’uso della storia per giustificare le proprie posizioni è una tentazione al quale nessuno riesce a resistere", ci ha detto rav Meloni, "però credo che prima di tutto bisogna essere onesti e dire che l’antisemitismo non è mai scomparso come non è mai sparito il razzismo. In questi anni sono stati arginati, e quello che è grave e che ultimamente i politici usando stanno rompendo questi argini lasciando di nuovo spazio all’antisemitismo ed al razzismo. Il ruolo del politico, dovrebbe essere invece quello di arginare, e non di usare questi argomenti per farsi eleggere perché questo è estremamente pericoloso".

Le pietre di inciampo a Trieste, che ricordiamo fu la casa di una delle più grandi comunità ebraiche italiane, ad ora sono cinquanta, ma per ricordare tutti gli ebrei cittadini deportati nei campi concentramento nazista ci vorrebbero ancora 650 pietre, visto che in totale furono 700 i deportati, dei quali sono venti fecero ritorno.

Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria