Esattamente 50 anni fa, il 31 maggio 1972, tre carabinieri venivano uccisi da una bomba a Peteano, nei pressi di Sagrado.
Un telefonata aveva segnalato la presenza di una macchina con dei fori di proiettile sul parabrezza: il veicolo fu trovato dove indicato, ma scoppiò mentre tre agenti dei carabinieri Antonio Ferraro, Donato Poveromo e Franco Dongiovanni, stavano tentando di aprire il cofano del mezzo, uccidendo i tre uomini dell’arma e ferendone altri due.
L’attentato, di matrice di estrema destra, venne attribuito al movimento “Ordine nuovo”, e segnò l’avvio degli attacchi dell’estrema destra, volti a destabilizzare lo Stato. Al termine delle indagini vennero condannati Vincenzo Vinciguerra, Carlo Cicuttini e Ivano Boccaccio, aderenti a Ordine Nuovo, ma nell’inchiesta furono coinvolti anche esponenti delle forze armate e delle forze dell'ordine per i tentativi di depistaggio, e lo stesso segretario del Movimento Sociale, Giorgio Almirante, fu accusato di aver favorito la fuga e la latitanza in Spagna di uno dei responsabili.
Le vittime e dell’attento sono state ricordate in varie cerimonie in Friuli Venezia Giulia: a Sagrado è stato restaurato il monumento che ricorda l’attentato, mentre il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, a Mossa, dove una cerimonia ha ricordato il brigadiere Antonio Ferraro, ha sottolineato come faccia male “vedere che i carnefici possono avere ancora voce, e faccia ancora più male sapere che dietro quei carnefici c'erano uomini dello Stato, alcuni dei quali indossavano la stessa divisa”. “Le istituzioni - ha concluso - hanno il dovere di fare i conti col passato, assumendosi le responsabilità e trovando fino in fondo la verità, per arrivare a una giustizia piena”.
Anche il presidente della Giunta regionale Massimiliano Fedriga ha ricordato la ricorrenza, definendo l’attentato “una pagina triste nella storia di Gorizia e una ferita per la nostra comunità”.
Alessandro Martegani