Molte le novità di quest'anno, la principale è la collaborazione con la Polisportiva Fuoric'entro, da sempre promotrice di valori come inclusività, benessere e coesione sociale attraverso lo sport.
Uno dei referenti della Polisportiva Fuoric'entro, Luca Bianchi, ci ha parlato di questa collaborazione:
“L'ingresso della Polisportiva Fuoric’entro nell'organizzazione di questo importante torneo di volley è stata un po’ casuale, nel senso che è dovuto al passaparola. Diciamo che l'organizzazione storica del torneo cercava un partner sul territorio che si occupasse di sport e di preparazione di eventi sportivi. Noi, al tempo stesso, da poco abbiamo rilanciato l'attività del volley integrato e quindi diciamo che la necessità da un lato, di avere appunto una mano nell'organizzazione, dall'altra di trovare anche un luogo nel quale far giocare la squadra di volley della Fuoric’entro si sono sposate e quindi siamo entrati nell'organizzazione di questo storico torneo del Green Volley triestino.
Tra l'altro credo che abbiamo portato fortuna, perché quest'anno ci sono ben 32 squadre iscritte, quindi 8 in più rispetto all'edizione dell'anno scorso. Quindi sarà una un'edizione particolarmente ricca che vedrà lo svolgimento di 146 partite dal 14 giugno fino al 6 di luglio, che sono le date entro le quali appunto si svolgerà il torneo. Dal lato nostro, oltre che dare una mano e un supporto organizzativo, chiaramente porteremo la nostra mission che è quella dello sport quale veicolo di inclusione e coesione sociale e quant'altro rispetto a questi temi, cercando di portare appunto un po’ di colore con la nostra squadra: le S’ciopete Fuoric’entro e di far passare quello che, secondo noi, è il messaggio più importante rispetto alla pratica sportiva. Noi lavoriamo con la vulnerabilità sociale e con la disabilità ormai da più di vent'anni, perché siamo nati nel 1999 ed è questo il messaggio fondamentale che vogliamo portare avanti: la potenza dello sport nel portare inclusione, coesione, integrazione e benessere, soprattutto per le persone, al di là poi della condizione di vulnerabilità di chi si trova a praticare lo sport”.
Davide Fifaco