
Grande attenzione alla situazione dei lavoratori transfrontalieri, messi in difficoltà dai controlli ai confini ma anche dalla diversa fiscalità tra Slovenia ed Italia; le opportunità che porta Go!2025 e la situazione dell'Europa, con la forte ambizione alla pace. Questi i principali argomenti dell'incontro tra i sindacati sloveni ed italiani.

Queste le parole di Roberto Treu storico rappresentante della CGIL:
"Proprio perché siamo a Gorizia, parliamo del primo problema, quello della pace. Questo territorio è un esempio di cooperazione, che ha superato anni dolorosi nel 1900 e dimostra che, se si vuole cooperare, discutere, lavorare assieme, questo è un bene per tutte le persone che vi abitano. La seconda questione riguarda proprio i lavoratori frontalieri. Sono tanti anni che sosteniamo la necessità e l'urgenza di un accordo fra Italia e Slovenia, che regolamenti gli oltre 9000 lavoratori e lavoratrici che attraversano quotidianamente il confine, moltissimi dei quali sono lavori e lavoratori irregolari e superare le questioni di differente interpretazione sul fisco, dove c'è un accordo bilaterale italo-sloveno, ma di fatto non riguarda i lavoratori frontalieri. Superare le questioni della sicurezza sociale, penso all'assegno unico familiare ed a tutte le altre questioni che riguardano e sono subordinate alla residenzialità della persona. Ciò vuol dire non riconoscere la specificità del lavoro frontaliero, come viceversa indicato a livello di Unione europea e come fatto con molti altri paesi, da parte della stessa Italia, con altri che riconoscono la specificità e pertanto attuano delle norme che tengono conto di questo e del valore economico, sociale, culturale, politico, che ha questa integrazione di lavoratori, questa mobilità, che è un pezzo vero dell'Europa. L'Europa è senza confini, per l'Europa una delle quattro libertà fondamentali è la libera circolazione delle persone. Siamo anche contro, in questa occasione, al prolungamento del blocco di Schengen che si dimostra una spesa inutile, un ostacolo che non produce alcun effetto se non quello di rallentare i rapporti, la mobilità, prima di tutto ai lavoratori frontalieri, ma che è anche un segno che si sta andando indietro rispetto a quello che dovrebbe essere l'Europa e quello che noi vogliamo che sia: una libera circolazione dove i lavoratori possano muoversi liberamente, con diritti e tutele".

Queste invece le parole di Damjan Volf, segretario generale dell'organizzazione costiera:
"Nella Confederazione dei Sindacati 90 abbiamo un'opinione molto chiara: la politica economica in Europa in passato è stata completamente fallimentare e riteniamo estremamente pericoloso che nella società attuale si faccia uso della cosiddetta retorica bellica, sostenendo che anche l'industria della guerra o l'industria militare possano costituire un valore aggiunto per i lavoratori. Perché, naturalmente, nessuna guerra porta a delle vere vittorie: siamo tutti, in definitiva, solo dei perdenti. È quindi fondamentale affermare chiaramente che dobbiamo perseguire la pace invece delle guerre e dei conflitti armati, e fare tutto il possibile affinché possiamo vivere in pace, non come un periodo temporaneo tra due guerre, ma come un nostro diritto umano fondamentale."
Davide Fifaco

