Nessuna chiusura ma maggiori controlli sui Green pass ai confini: è una frase diventata una sorta di mantra negli ultimi giorni, soprattutto in Friuli Venezia Giulia, regione che solo formalmente non è entrata in zona gialla, e che, dopo le manifestazioni no vax, ora vede nella prossimità con la Slovenia, e in parte con l’Austria, e nella permeabilità dei confini la causa principale del moltiplicarsi dei contagi e dei ricoveri.
Lo ha ribadito anche il presidente della regione Massimiliano Fedriga, parlando nel corso della trasmissione Rai “Un giorno da pecora”. “La settimana prossima saremo sicuramente in zona gialla a meno che non ci sia una riduzione drastica delle ospedalizzazioni, ma non credo proprio”, ha detto chiaramente il Governatore, aggiungendo non volere alcuna chiusura dei confini, ma di aver chiesto “maggiori controlli dei Green pass”. “Un'opera di tutela – ha aggiunto - senza volerci chiudere, ma per garantire perlomeno misure sanitarie che possono proteggere la nostra popolazione".
In effetti i controlli al confine sono pressoché insistenti. Per entrare in Italia, così come in Slovenia è necessario il Green pass, ma rimane, almeno fino a fine anno l’eccezione per tutti coloro che abitano in una fascia di 60 chilometri dal confine, per i quali il Green pass o un’altra certificazione non è richiesta, così come per i transfrontalieri: migliaia di persone che sfuggirebbero ai controlli, in pratica tutti, o quasi tutti, coloro che attraversano quotidianamente il confine.
L’attenzione sui travasi di contagi da Slovenia e Austria però rimane e continua a preoccupare in Italia, tanto da far scoprire la Slovenia a quasi tutti i media nazionali, che hanno incominciato a mandare inviati e scrivere decine di pezzi sul perché il tasso di vaccini del paese sia basso e quali siano le cause di una situazione andata ormai fuori controllo, e anche la politica fa la sua parte.
“L’aumento esponenziale dei nuovi contagi in Austria, Slovenia e Croazia influisce in modo significativo sulla crescita dei contagi in Friuli Venezia Giulia” hanno scritto i consiglieri regionali della Lega Mauro Bordin e Giuseppe Ghersinich, chiedendo al Governo di agire “istituendo un controllo del Green Pass direttamente ai confini, per impedire a coloro che sono privi di certificato verde, di entrare in Fvg e mettere in pericolo la salute dei cittadini che si sono vaccinati e seguono sempre comportamenti corretti”.
Quello di chiedere più controlli ai confini è però un asse assolutamente trasversale, perché anche il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale Diego Moretti ha appoggiato una richiesta dei parlamentari del Pd di “una forte sorveglianza sanitaria ai confini”.
Sulla stessa linea in deputato di Forza Italia di Udine, Roberto Novelli, ha puntato il dito contro la “campagna di vaccinazione fallimentare” condotta dalla Slovenia, e ha annunciato di aver “depositato un’interrogazione ai ministri Speranza e Lamorgese per sapere come intendano limitare la circolazione del virus tra Slovenia e Italia”: un’iniziativa analoga è stata presa fra gli altri anche dalla deputata del Pd Beatrice Lorenzin.
La teoria alla base dell’asse fra Lega e Pd viene però supportata anche da esponenti del mondo scientifico: Valtiero Fregonese segretario dell’Associazione dei Medici e dei Dirigenti Sanitari del Friuli Venezia Giulia, in un’intervista alla radio nazionale della Conferenza episcopale italiana, ha detto di ritenere che “il virus sia entrato per contiguità geografica con una zona come la Slovenia, dove un tampone su due è positivo, le terapie intensive sono strapiene, e non ci sono posti letto”.
Alessandro Martegani