L'annunciata chiusura dell'area a caldo della Ferriera di Servola ha portato ad una spaccatura sull'accordo sindacale che si ripercuoterà, inevitabilmente, anche sul referendum interno. Queste le problematiche emerse dopo oltre due ore di assemblea, alla quale hanno partecipato circa 300 dipendenti del gruppo Arvedi.
La sala mensa dello stabilimento siderurgico di Trieste ha ospitato quindi l'assemblea in vista della tre giorni referendaria di giovedì, venerdì e lunedì prossimi. Gli operai sono spaccati sull'accordo, anche a causa del "tira e molla" della Regione, che dopo aver parlato di chiusura ora sposta la data in avanti, alimentando i molti dubbi dei lavoratori.
Il fronte del sì all'accordo sindacale chiede alle istituzioni e ad Arvedi garanzie sull'occupazione esistente per tutta la durata dell'accordo di programma, con l'inserimento di una sezione specifica.
I sostenitori del "no" ritengono invece che la risposta negativa porterebbe a riaprire il tavolo delle trattative.
Eventualità rigettata dalla stessa Arvedi, che al termine dell'assemblea, in una nota stampa ha fatto sapere che in caso di responso negativo al referendum interno "l'area a caldo chiuderebbe nei tempi previsti", ovvero entro il mese di febbraio, "ed i lavoratori, come unica tutela avrebbero la riassunzione presso altre aziende del Gruppo Arvedi", dislocate in tutto il territorio nazionale. Una presa di posizione improvvisa da parte dell'azienda che ha sottolineato come la Regione FVG nel mese di luglio 2019 avesse comunicato ufficialmente la volontà di chiudere l'area a caldo ed a fronte di ciò la dirigenza dell'impianto aveva comunicato alle istituzioni locali e nazionali che la produzione sarebbe terminata entro febbraio 2020.
Secondo i sostenitori del sì, però, "le istituzioni hanno più volte dichiarato che avrebbero garantito l'occupazione esistente anche attraverso le nuove attività di logistica previste con lo sviluppo del Porto di Trieste".
In questo senso il Ministro dello Sviluppo economico, il triestino Stefano Patuanelli, qualche giorno fa aveva frenato lo stop all'altoforno, annunciando comunque che il suo Ministero avrebbe messo a disposizione 40 milioni per sostenere gli investimenti ed aggiungendo che la Fincantieri avrebbe riassorbito i lavoratori della Ferriera che potrebbero rimanere a piedi dopo i due anni di cassa integrazione in seguito alla chiusura dell'area a caldo.
Davide Fifaco