Se fosse un referendum si parlerebbe di risultato plebiscitario: l’apertura delle prenotazioni per i vaccini anti Covid alle persone con più di 80 anni ha avuto un’adesione ben superiore alle attese.
Fin dalle prime ore della prima giornata utile, di fronte alle farmacie in cui era possibile prenotarsi per l’avvio della seconda fase della campagna vaccinale, che partirà il 15 febbraio, si erano formate delle file di anziani ansiosi di sottoporsi al vaccino, e anche il numero del call center dell’azienda sanitaria, l’altro canale con cui era possibile prendere l’appuntamento, è andato in tilt.
I prenotati erano più di 10 mila a metà mattina e la giornata si è chiusa con 26 mila prenotazioni già confermate, su una possibile platea di 108 mila persone, con un’agenda vaccinale già piena fino ai primi giorni di marzo. Un successo che l’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi ha sottolineato, parlando di “una importante dimostrazione di maturità dei cittadini del Friuli Venezia Giulia, a riprova del lavoro e sensibilità della comunità regionale”, con una media, nonostante qualche problema tecnico nelle prime ore, di una prenotazione al secondo.
La regione sta anche programmando l’apertura di altri piani vaccinali, che utilizzeranno anche i vaccini di AstraZeneca, riservati agli under 55: è in fase di elaborazione il piano vaccinale che coinvolge il personale scolastico e accademico.
Si pensa anche ai lavoratori delle aziende e a procedure che accelerino il più possibile le operazioni, garantendo la sicurezza: la Confindustria del Friuli Venezia Giulia, accanto ai sindacati, ha proposto alla regione di organizzare insieme le somministrazioni direttamente nelle fabbriche.
I dati della regione intanto continuano a migliorare, con un crollo deciso nei contagi fra gli operatori sanitari e gli ospiti delle strutture per anziani, categorie che hanno già fatto il vaccino e in parte anche il richiamo. Nelle ultime ore sono stati solo quattro i casi di positività tra le persone ospitate nelle strutture per anziani della regione e altrettanti operatori delle stesse strutture, e solo cinque gli operatori sanitari positivi nelle aziende.
In regione intanto si studia la possibile diffusione delle varianti al virus: uno studio dell'Università di Trieste e del centro di ricerca “Burlo Garofolo”, in collaborazione con l'Università di Milano, che ha identificato il primo caso pediatrico di una mutazione in una bambina di Trieste, e si teme “una maggiore capacità del virus di infettare questa fascia di popolazione”, anche se “i bambini sembrano possedere una parziale protezione al Covid -19 dovuta a una maggiore esposizione rispetto agli adulti, ad altri coronavirus umani” e che il Covid-19 per i bambini è una malattia benigna nella stragrande maggioranza dei casi.
Alessandro Martegani