Un atto dovuto: nel registro degli indagati della rinata indagine su Unabomber c’è anche il nome di Elvo Zornitta, l’ingegnere di Azzano Decimo, scagionato nel 2009 dall’accusa di essere Unabomber, a causa dell’alterazione di una prova ritenuta all’epoca schiacciante.
Il 21 gennaio la procura di Trieste aveva comunicato di aver ripreso in mano il fascicolo chiuso da 14 anni, avviando degli accertamenti genetici su 10 reperti, nel tentativo di dare finalmente un volto e un nome all’ignoto criminale che ha che ha terrorizzato il triveneto dal 1993 al 2006, ferendo gravemente uomini, donne e anche bambini in 28 attacchi.
Il Tribunale ha riaperto il fascicolo, ripreso in mano le prove e ha già indicato dei periti dell'Università di Firenze e del Ris di Parma che, dopo la nomina ufficiale dovrebbero presentare i risultati entro due o tre mesi.
Gli indagati iscritti al momento sono undici e fra loro c’è anche Zornitta, il principale sospettato nel 2009, scagionato a causa dell’alterazione di un pezzo di lamierino utilizzato in un ordigno rinvenuto sul luogo di un attentato che sarebbe stato compatibile con le forbici trovate nelle sua abitazione. Un tecnico nel corso degli esami aveva però tagliato una striscia del lamierino con le stesse forbici, alterando la prova e portando all’archiviazione.
Zornitta, intervistato da Telefriuli, si dichiara sereno, e si è augurato che “finalmente venga fuori il nome del vero responsabile”.
I magistrati hanno anche rivelato che fra gli undici indagati, quasi tutti già comparsi nelle indagini in passato, ci sarebbe un nome nuovo, anche se ci sono dubbi sull’attendibilità del testimone che lo ha indicato.
Le indagini stanno muovendo i primi passi fra molte incertezze e tante ipotesi: i magistrati ammettono che non ci sono nuovi elementi concreti, ma una nuova pista potrebbe essere aperta dall’evoluzione delle tecniche di analisi scientifica avvenuta in questi 14 anni.
Alessandro Martegani