Il centro destra non si è ancora espresso, limitandosi a dire di voler mettere ordine nelle normative elettorali in Friuli Venezia Giulia, ma l’opposizione ha giocato d’anticipo, sollevando il tema di un’eventuale riforma elettorale in vista delle europee di giugno.
Secondo indiscrezioni, non confermate per ora, ma nemmeno smentite, nei piani della giunta regionale della maggioranza di centro destra ci sarebbe il progetto di allineare le scadenze elettorali di Regione e Comuni. Attualmente se un sindaco si dimette, è necessario votare il prima possibile per rinnovare il primo cittadino, che viene indicato direttamente dagli elettori: secondo questa nuova, e al momento ancora eventuale, impostazione di accorpamento delle elezioni con le regionali, il comune verrebbe retto dal vicesindaco fino alla scadenza del Consiglio regionale.
Calando questa impostazione nella realtà regionale, se la sindaca di centro destra di Monfalcone, Anna Maria Cisint, ufficializzasse, come probabile, la decisione di candidarsi alle Europee, come ha già fatto da Alessandro Ciriani a Pordenone, in caso di vittoria e successive dimissioni dei primi cittadini non sarebbe più necessario andare alle urne il prossimo anno, ma si dovrebbe attendere con la stessa amministrazione fino al 2028, consentendo così al centrodestra di continuare governare senza rischi le due città.
Si tratta di un’ipotesi che probabilmente sarà affrontata dalla giunta regionale la prossima settimana, e che per il centro destra si giustificherebbe con una razionalizzazione degli appuntamenti elettorali e delle spese, ma che di fatto andrebbe e contro lo spirito dell’elezione diretta, che lega il sindaco al voto popolare, prevedendo il ritorno alle urne in caso di dimissioni o sfiducia, come peraltro previsto anche nella bozza di riforma sul premierato che dovrebbe essere presentata a livello nazionale dal governo Meloni.
Le indiscrezioni hanno però già scatenato la reazione del centro sinistra. “Qualora fossero confermate– hanno detto Diego Moretti, Massimo Moretuzzo e Rosaria Capozzi, capigruppo in Consiglio regionale di Pd, Patto per l’Autonomia e gruppo misto - ci troveremmo di fronte a un vero e proprio golpe, uno stravolgimento delle regole mai visto prima nella storia della nostra regione, verso una palese riduzione della democrazia”. “Sarebbe, hanno aggiunto, una totale mancanza di rispetto del ruolo del Consiglio regionale, piegato alle volontà di qualche sindaco, mentre per altro verso si continuerebbe a fare norme ad personam a favore di qualcuno o contro qualcun altro, senza, peraltro, alcuna certezza sulla durata di un mandato amministrativo”.
Sul tema è stata anche già depositata un’interrogazione, firmata dal consigliere Marco Putto, del Patto per l’Autonomia, che definisce “aberrante l'ipotesi di prolungare le scadenze elettorali nei Comuni per il solo tornaconto politico di chi governa. La scelta dei sindaci di competere ad altre cariche è legittima – ha aggiunto - tanto quanto quella dei cittadini di poter scegliere nel minor tempo possibile chi dovrà governare la propria città”.
Alessandro Martegani