Sospensione del contratto interinale del leader locale di CasaPound Francesco Clun, denuncia di tutti i partecipanti al blitz e la convocazione di una riunione per valutare la sicurezza del palazzo della Regione a Trieste.
Sono gli sviluppi dopo l’azione del movimento di estrema destra Casapound in Consiglio regionale, diventato un caso nazionale che rischia di mettere in imbarazzo anche la giunta regionale e la maggioranza in Friuli Venezia Giulia.
Il primo provvedimento concreto è stata la richiesta all’agenzia interinale titolare del contratto di Clun, impiegato alla direzione regionale Salute, di sospendere il contratto, prontamente accolta, provocando la reazione del leader di CasaPound che ha parlato di un “attacco personale”. Ma l’opposizione incalza sia sottolineando le relazioni politiche passate fra Clun e l’assessore regionale Alessia Rosolen, sia per le modalità con cui è avvenuto l’accesso del gruppo di CasaPound, 14 persone, al palazzo della regione.
Ci si chiede come abbia fatto in gruppo a passare i controlli all’ingresso e al piano. S’ipotizza che Clun sia entrato grazie al badge della regione, ma anche in questo modo rimane da chiarire come il gruppo sia arrivato indisturbato fino all’aula del Consiglio, e non manca chi parla di complicità o perlomeno di connivenza da parte di membri dell’assemblea.
Il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, convocherà nei prossimi giorni l’Ufficio di presidenza per capire che cosa non ha funzionato nei controlli, e come evitare altri episodi in futuro. Il PD ha chiesto ufficialmente al presidente Massimiliano Fedriga di verificare la presenza di dipendenti regionali o interinali tra i militanti di CasaPound.
Rimane da valutare anche la posizione del consigliere leghista Antonio Calligaris, che interloquendo con il gruppo aveva detto di essere uno che ai migranti “sparerebbe senza problemi”. Trenta sindaci della regione hanno chiesto le dimissioni di Calligaris, e la stessa richiesta è stata avanzata anche dalle opposizioni in Consiglio regionale. E se il centro sinistra sta attaccando su tutta la linea dopo l’episodio, il centro destra sembra essere rimasto sconcertato sia dall’azione, sia dalle parole di Calligaris.
Lo sconcerto maggiore però riguarda l’attacco all’istituzione del Consiglio regionale, con un movimento che non ha esitato a interrompere i lavori di una commissione democraticamente eletta: ieri L’Anpi e la Cgil hanno tenuto un presidio in piazza Unità di fronte alla prefettura, chiedendo al Prefetto di Trieste di "mettere al bando i gruppi neofascisti".
Alessandro Martegani