A Trieste saranno posate tredici nuove pietre d'inciampo, realizzate con la collaborazione dell'artista tedesco, ideatore dell'iniziativa, Gunter Demnig. Continua così l'iniziativa che ricorda le vittime della deportazione nei campi di concentramento e sterminio che vede impegnate la Comunità ebraica di Trieste, il Comune con l'autorizzazione della Soprintendenza archeologica e delle belle arti del Friuli Venezia Giulia.
Per l'iniziativa di quest'anno la Comunità ebraica, attraverso il Museo "Carlo e Vera Wagner" è stata partner di un progetto di alternanza scuola-lavoro, con l'Istituto Tecnico Statale "Grazia Deledda" - "Max Fabiani" di Trieste. Nove i nuovi siti dove verranno installate le pietre, che saranno una vera e propria testimonianza delle persone a cui sono dedicate. Poste sulla soglia delle ultime abitazioni dei deportati, incorporano una targa in ottone che propone sinteticamente i dati biografici ed il percorso di deportazione. L'inciampo diviene così una metafora che porta al ricordo ed alla riflessione chi, passeggiando per la città, si imbatte nella pietra.
Alla cerimonia era presente anche l'assessore regionale alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti che ha ricordato che le cerimonie ufficiali in occasione di qualche ricorrenza sono sempre molto importanti, ma occorre saper ricordare sempre, lungo tutto l'arco dell'anno.
Queste nuove pietre vanno ad aggiungersi alle sedici posate lo scorso gennaio ed alle oltre 70.000 posate in tutta Europa fino ad oggi.
Il rabbino capo di Trieste, Alexandre Meloni, ha dichiarato: "la posa di queste pietre rappresenta per me un momento particolare perché ho celebrato il bar mitzvah del nipote di una delle persone che ricordiamo. Questi gesti sono importanti, non tanto per noi, ma per le generazioni successive alla nostra. La Shoah va studiata come parte della storia ma non è del tutto giusto, perché la storia è astratta e porta ad atteggiamenti nostalgici. In Europa assistiamo alla nostalgia delle dittature e questa tentazione è tremenda per i giovani che oggi studiano e fanno fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro.
Davide Fifaco