Una presa di distanza netta e unanime dalle esternazioni di Fabio Tuiach, ma anche la richiesta al presidente della giunta regionale, Massimiliano Fedriga, di attivarsi per rimuovere il consigliere comunale di Trieste dal proprio incarico.
Tuiach, consigliere comunale di estrema destra e ultracattolico, non nuovo a dichiarazioni shock sulla comunità Lgbt, aveva recentemente pubblicato sui social commenti di natura discriminatoria a proposito di un grave episodio di violenza avvenuto a febbraio a Rupingrande.
Tutto il mondo politico aveva immediatamente condannato l’accaduto e la vicenda è arrivata in Consiglio regionale con due mozioni, di Pd e Movimento Cinque Stelle, che chiedevano di verificare la possibilità di rimuovere dall'incarico Tuiach, ed esprimevano solidarietà alla vittima dell'aggressione.
Il riferimento è all’applicazione della legge regionale 23 del 1997, che prevede la possibilità per il Governatore della regione di procedere, su deliberazione della giunta, alla “rimozione degli amministratori locali quando compiono atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico”.
I testi sono stati votati all’unanimità a scrutinio segreto, come impone il regolamento se c’è un riferimento esplicito a nome e cognome di una persona, e il dibattito ha visto una totale convergenza sulla condanna all’atteggiamento di Tuiach, che, dice una delle mozioni, ha espresso contenuti “contrari ai valori della Costituzione".
Al di là della generale condanna, sembra però rimanere difficilmente percorribile la strada per arrivare a un provvedimento concreto nei confronti del consigliere comunale di Trieste. L'assessore regionale Pierpaolo Roberti, parlando in aula, ha affermato che, in base a una prima ricognizione tecnica, “non risultano praticabili le sanzioni richieste nei confronti del rappresentante istituzionale triestino”.
Roberti ha ricordato che il suo partito, la Lega, che aveva candidato e fatto eleggere Tuiach alle ultime elezioni comunali, ha allontanato il consigliere dal partito nel 2017, proprio in seguito a comportamenti discriminatori. Secondo le prime valutazioni dei suoi uffici sui possibili provvedimenti di sospensione, ha però aggiunto, “non esistono in giurisprudenza casi di sanzioni di questo genere per reati di opinione”, e appare molto difficile "sospendere un amministratore prima che ci sia una condanna da parte della magistratura”.
Alessandro Martegani