La decisione è presa, i due consultori di San Giacomo e San Giovanni sono stati chiusi da mercoledì, ma a Trieste la questione rimane, sul tavolo della politica e anche nelle piazze.
Proprio mercoledì scorso alcune organizzazioni che si oppongono alla chiusura delle strutture che offrono assistenza medica e sostegno psicologico sul territorio hanno organizzato una manifestazione, con una marcia conclusa proprio di fronte all’ormai ex consultorio di San Giacomo, già occupato per protesta lo scorso novembre.
L’Asugi, l’azienda sanitaria Giuliano Isontina, ha però deciso di andare avanti comunque, sottolineando come razionalizzare le sedi dei consultori non significhi tagliare il servizio: ci saranno orari di apertura più estesi, e inoltre chi si rivolge a queste strutture avrà la possibilità di avere più professionisti presenti in un’unica sede, con un’assistenza quindi più immediata ed efficiente. Attualmente, dopo le chiusure, a Trieste sono disponibili le sedi di Valmaura e Roiano, oltre a quelle di Aurisina, Muggia e Dolina.
Dall’altra parte si rivendica invece la necessità di strutture vicine al territorio, e si ricorda come le norme attuali prevedano un consultorio ogni 20 mila abitanti. Per la difesa dei consultori si è anche formato un comitato, che ha raccolto più di seimila firme.
Il caso è diventato naturalmente anche politico, e se l’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, ha difeso la scelta di Asugi nel corso di un intervento in Consiglio regionale, l’opposizione attacca. “La chiusura di due consultori familiari” afferma il Consigliere Regionale di Open Sinistra FVG, Furio Honsell, lascia “ben due aree densamente popolate della città senza servizi e dimostra il disinteresse dei vertici del Sistema Sanitario Regionale per la prevenzione e la medicina territoriale”. “Pensare che i servizi si possano concentrare – afferma -, significa non sapere cosa sia un servizio territoriale”.
Alessandro Martegani