Controlli per tutta l’estate e forse anche più in là: fin dalle prime settimane si era capito che i controlli alle frontiere con la Slovenia decisi da Roma l’ottobre scorso, sarebbero rimasti per un periodo ben più lungo di quello annunciato inizialmente.
La presenza di uomini e donne della Polizia e dell’Esercito ai valichi principali, (perché in realtà in quelli secondari si passa senza la presenza di rappresentanti forze dell’ordine) è stata ulteriormente prorogata pochi giorni fa per tutta l’estate, anche perché le condizioni che erano alla base del provvedimento, le tensioni in Medio Oriente e il pericolo d’infiltrazioni terroristiche, sono tutt’ora presenti.
I motivi di fondo rimangono, ma rimane anche la perplessità sull’utilità e sulla reale funzione delle pattuglie ai valichi: ad oggi non risulta sia stato fermato alcun presunto terrorista ( e appare anche difficilmente immaginabile che un terrorista decida di passare proprio da un valico che sa essere presidiato), mentre alle decine di persone fermate sono stati contestati reati legati all’immigrazione clandestina, traffici illegali, fino a irregolarità amministrative, come ad esempio la mancata revisione dell’automobile.
Di fatto, quasi tutti i mezzi passano senza nemmeno rallentare troppo, ma la presenza dei posti di blocco (con numerosi agenti sottratti al controllo delle strade e dei boschi, dove avviene realmente il passaggio di migranti) è comunque un segnale, una prova muscolare dello Stato, e anche un passo indietro rispetto allo spirito che aveva portato all’abbattimento dei valichi e alla fine delle limitazioni sui confini nazionali.
Di questo avviso sono evidentemente anche i due presidenti, Nataša Pirc Musar e Sergio Mattarella, che in un recente incontro hanno chiesto di mantenere aperte le frontiere e di applicare pienamente il trattato nella zona di Schengen: la loro proposta è stata ripresa da Isabella De Monte, europarlamentare di Italia Viva del Friuli Venezia Giulia.
"I controlli - ha detto - rappresentano solo un rallentamento del passaggio al confine, senza alcun dimostrato effetto sulla sicurezza: com’è ormai noto, l’accesso illegale avviene attraverso percorsi confinari non presidiati. Non si può fermare il vento con le mani.”
“La sospensione di Schengen non ha avuto altro effetto che riportarci al passato e indebolire le nostre relazioni con la Slovenia, ed è un pessimo messaggio per Go2025.”
“Il Governo - conclude - faccia un passo indietro e faccia suoi gli intenti dichiarati dalla Presidente Pirc Musar e sostenuti dal Quirinale, per dare piena attuazione a Schengen: la sceneggiata è durata anche troppo.”
La stessa richiesta era giunta anche dal Pd di Trieste e del Friuli Venezia Giulia: la stessa senatrice Tatjana Rojc ha annunciato il deposito di un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sul tema di controlli, che hanno determinato “solo disagi senza veri vantaggi”. “Con il ripristino dei confini - ha detto - l’Europa rischia di tornare indietro e il Friuli Venezia Giulia rischia di rinchiudersi rendendo la vita difficile ai cittadini e ai commerci, e tutto senza garanzia di maggior sicurezza”.
“Chiederò al ministro Piantedosi – prosegue Rojc – se il Governo intende procedere sulla strada di un’abolizione di fatto del Trattato di Schengen, perché questo periodo di sospensione non è più un provvedimento straordinario ma una condizione stabile”. “Molto discutibile anche la connessione tra la proclamata chiusura dei confini e l’andamento del fenomeno migratorio, visto lo scenario globale dei flussi”.
“Ci chiediamo quale sia il vero motivo per cui si chiudono le frontiere, se per le crisi internazionali, per la rotta balcanica o per mera propaganda” afferma Rojc, aggiungendo che “l’impressione è che la sicurezza sia un pretesto in vista delle elezioni europee, per mandare il messaggio che si sta combattendo l’immigrazione, mettendo uomini e mezzi alle frontiere mentre ce ne sarebbe un gran bisogno nelle città dove – conclude– i cittadini sono preoccupati sul serio”.
Alessandro Martegani