La crisi del mercato degli elettrodomestici, con la drastica riduzione dei consumi e le pesanti perdite registrate nel terzo trimestre, hanno portato la Electrolux ad annunciare, in tutta Italia, 222 esuberi, anche se le prime previsioni, da questo punto di vista erano state ancora più tragiche e si parlava di tagli per 350 lavoratori. La multinazionale svedese ha parlato anche di problemi della catena di approvvigionamento e delle condizioni di mercato più deboli.
Già in ottobre l'azienda aveva parlato del taglio di quattromila posti di lavoro come conseguenza dell’abbandono del mercato in Russia, a seguito della guerra in Ucraina. La vendita della filiale russa ha generato una minusvalenza di circa 32,5 milioni di euro.
Uno degli stabilimenti che subirà il maggiore ridimensionamento è quello sito in Friuli-Venezia Giulia, a Porcia, dove gli esuberi sono 76, 40 impiegati e 36 operai. L’operazione dovrebbe concludersi entro la primavera e prevede il ricorso alla Naspi incentivata, ovvero l'indennità mensile di disoccupazione. La trattativa proseguirà nei singoli stabilimenti.
"Si tratta di un piano che prevederà uscite solo volontarie e incentivate per una cifra complessiva, 222 esuberi, che è quasi di un terzo inferiore a quella preventivata di 300", spiega Giovanni Piccinin, segretario della Fim Cisl del Friuli-Venezia Giulia. "Il contesto è quello di una contrazione della domanda da parte dei consumatori - ha aggiunto Piccinin - Il 10 e il 17 gennaio ci incontreremo ancora con l'azienda per individuare gli esuberi per singola funzione e stabilimento così lavorando a percorsi di fuoriuscita in grado di accompagnare lavoratori vicino alla pensione. Una soluzione soft che deve vedere però l'azienda proporre incentivi congrui ad un percorso comunque difficile e costoso per i lavoratori e le loro famiglie".
Non si esclude per il 2023 l'attivazione di percorsi di cassa integrazione negli stabilimenti italiani della multinazionale dell'elettrodomestico.
Davide Fifaco