Il Porto di Trieste, ex perla dell'Impero Asburgico, potrebbe diventare una delle “vie della seta” per l'Europa, tornando quindi uno scalo di primaria importanza. Le mosse dell'attuale Autorità di sistema portuale devono però intrecciarsi con le promesse del Governo di Roma, che troppo spesso si è dimenticato della realtà giuliana, che deve ora vedersela con la concorrenza di Capodistria e con la guerra dei dazi tra Usa e Cina. Nel frattempo Zeno D'Agostino ha firmato un Memorandum tra l'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale e una importante società pubblica di Pechino, braccio operativo delle infrastrutture della nuove vie della seta. Sulla situazione attuale del porto di Trieste, sono queste le considerazioni di Laris Gaiser: “Beh, è il momento di Trieste, sta arrivando. Anzi, è qui! È il momento buono. Trieste si può riposizionare tranquillamente sulla cartina internazionale; in verità potrebbe farlo anche in maniera passiva, perché Trieste è il porto di arrivo più congeniale per raggiungere l'Europa centrale. L'Europa centrale è, dal punto di vista geopolitico, geostrategico, geoeconomico, da un lato ventre molle e dall'altro una grande opportunità, dove la gente vuole essere effettivamente presente, cioè i grandi del mondo vogliono essere presenti, da un punto di vista economico ma anche di controllo della stabilità, sia Europea, sia delle grandi alleanze internazionali. Trieste è unica, ha infrastruttura, ha le capacità ed ha le proiezioni, in senso infrastrutturale, che giungono nel cuore dell'Europa dove tutti vogliono essere. Quindi, sostanzialmente, Trieste deve solamente carpire il momento, un “Carpe Diem” immediato e giocare le sue carte”.
Davide Fifaco