Antonio Tajani (Foto: Martegani)
Antonio Tajani (Foto: Martegani)

Mantenere la compattezza e lo spirito europeo sulla crisi in Ucraina e nei rapporti con gli Stati Uniti, ma usare prudenza nello scontro con Washington sui dazi.
Sono due delle indicazioni giunte dal ministro degli esteri e vicepremier italiano Antonio Tajani, giunto a in Friuli Venezia Giulia per sostenere le candidature del centro destra a Monfalcone e Pordenone, ma anche per fare il punto sull’allargamento a est dell’Unione europea.
L’occasione è stata la visita alla sede dell’Iniziativa centro europea, organizzazione che, alla caduta del muro di Berlino, ha riunito paesi che già facevano parte dell’Unione con paesi di successivo e prossino ingresso.
Quello dell’allargamento, ha detto Tajani, è un processo che va spinto il più possibile, e su cui Roma si sta impegnando molto: con i paesi dei Balcani, ha aggiunto, l’Italia e l’Europa hanno un rapporto storico, che non può non portare all’allargamento, “un processo che ha consentito all’Europa di vivere in pace per decenni”.

Sull'Ucraina la nostra posizione è nota: lavorare per la pace, sostegno totale all’Ucraina, e non inviare militari in missioni che non siano delle Nazioni Unite".

Antonio Tajani

Nel corso della mattinata Tajani ha anche avuto una breve riunione con la premier Giorgia Meloni e altri esponenti del Governo in vista dell’incontro di Parigi sull’Ucraina, un tema che aveva diviso la stessa maggioranza. “La nostra posizione – ha detto dopo la riunione in collegamento on line - rimane quella nota: lavorare per la pace e sostegno totale all’Ucraina, non inviare militari in missioni che non siano delle Nazioni Unite. Quella è l'unica condizione per noi. Il dibattito è in corso: domani se ne parlerà, ma siamo tutti concordi sul tenere questa posizione italiana”.

Foto: Martegani
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Tajani ha poi invitato alla prudenza nell’approcciare il tema dei dazi che Trump vorrebbe imporre su produzioni strategiche per l’economia europea. “Io credo – ha spiegato - che in questa fase, come quando sei in un mare in burrasca, non bisogna perdere la testa: se si perde la testa quando c'è mare in burrasca si va a fondo. Dobbiamo invece portare la nave in porto con determinazione, con scelte che siano positive per le nostre imprese. Vedremo quali saranno le scelte USA: io ho molta fiducia nel lavoro del commissario Maroš Šefčovič, che sta tenendo i rapporti con gli Stati Uniti. Toccherà poi a lui preparare eventualmente la lista dei prodotti da sottoporre ai dazi europei, in caso di reazione, ma bisogna fare attenzione. Io, ad esempio, ho sempre detto che deve essere tolto dalla lista dei prodotti l’whisky, perché noi importiamo poco whisky, ed esportiamo molto vino. Noi dobbiamo tutelare le nostre esportazioni di vino, quindi se mettiamo i dazi sul whisky ci diamo la zappa sui piedi, perché poi ci sarà una contro mossa che va a colpire le nostre esportazioni”.

Sui dazi non bisogna perdere la testa: se si perde la testa quando c'è mare in burrasca, si va a fondo".

Antonio Tajani

“È sempre meglio che tratti l'Unione Europea sulle strategie generali – ha spiegato - ma noi abbiamo anche alcune azioni a tutela del nostro commercio internazionale: ho presentato la scorsa settimana alla stampa e a 1500 imprenditori il piano d'azione per l'export italiano fuori dall’Unione Europea, indicando alcune opportunità e annunciando alcune iniziative per esplorare altri mercati, tipo l'India, il Giappone, il Messico, il Canada, Emirati, Arabia Saudita, Turchia, Sud Africa, Filippine, o Vietnam. Ci sono molti paesi dove noi possiamo esportare di più”. “In ogni caso continueremo a lavorare perché il mercato americano possa continuare a essere un mercato di primissima importanza”.

Foto: Martegani
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Il Ministro degli esteri ha anche ricordato “l'importanza di due stelle polari nella nostra politica estera: il rapporto transatlantico e l'Europa”. “L’Unione europea e gli Stati Uniti sono due facce della stessa medaglia, cioè dell'Occidente, e noi non possiamo permettere che l'Occidente vada in frantumi, perché se va in frantumi l'Occidente, vincono le autocrazie, perdono le democrazie e vincono i paesi dove le democrazie sono molto limitate”.
Tajani ha anche confermato l’impegno di Roma per accelerare il processo d’integrazione europea dei paesi dei Balcani, e anche per migliorare le vie di comunicazione. “Trieste è un grande porto europeo, e dovrà diventare il terminale della via del cotone, questa nuova opportunità che collegherà l'Italia, l'Europa, ai paesi del Golfo, a Israele e all'India. È una straordinaria opportunità anche per questa città per essere di nuovo un porto centrale in Europa.

L’Unione europea e gli Stati Uniti sono due facce della stessa medaglia, cioè dell'Occidente, e noi non possiamo permettere che l'Occidente vada in frantumi, perché se va in frantumi l'Occidente, vincono i paesi dove le democrazie sono molto limitate".

Antonio Tajani

È ovvio poi che per arrivare a questo porto dai Balcani, ci vorranno delle vie di comunicazione efficienti, che permetteranno ai Balcani, e al porto di Trieste, di crescere”.
Riguardo la situazione in Serbia Tajani ha sottolineato come il presidente Aleksandar Vučić abbia detto “che si va a votare”: “una risposta, mi pare, positiva alle richieste che vengono dagli studenti che manifestano”. “È importante che tutto si svolga sempre senza di violenza, in una parte e dall'altra, e mi pare che le cose siano andate in questa direzione, poi, se si voterà, saranno i cittadini a decidere chi dovrà guidare il Paese”.

Quando noi diciamo che siamo a favore dei due mandati, come è previsto dalla legge, non vogliamo fare una scelta contro qualcuno, ma una scelta politica a difesa della democrazia".

Antonio Tajani

Non è mancato un accenno alla politica interna e in particolare al tema del terzio mandato per i presidenti di regione, che riguarda da vicino il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e quello del Veneto, Luca Zaia. “Quando noi diciamo che siamo a favore dei due mandati, come è previsto dalla legge, non vogliamo fare una scelta contro qualcuno, ma una scelta politica a difesa della democrazia, così come accade negli Stati Uniti. Noi, per principio, diciamo che è giusto che ci sia un'alternanza dopo dieci anni: il governatore uscente può andare a fare un'altra cosa, non significa che debba scomparire dalla vita politica. È una questione che riguarda tutta l'Italia, non è una questione di Zaia, o di De Luca, è una questione di principio, di coerenza, di difesa della democrazia e dell'alternanza, perché poi quando si creano delle incrostazioni di potere, c'è sempre il rischio che prevalga una posizione di radicamento, anche personale”.

Alessandro Martegani