I dati dei contagi sono in salita, e, sia pur con una dinamica meno pronunciata, anche quelli dei ricoveri in ospedale e in terapia intensiva.
Non ha nascosto la preoccupazione il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga che, accanto all’assessore alla salute Riccardo Riccardi, ha illustrato alla stampa la situazione dell’epidemia in regione.
Gli ultimi dati, inferiori a quelli delle 24 ore precedenti, sono comunque molto alti: poco più di mille nuovi contagi, pari al 13,53 per cento dei 7.522 tamponi eseguiti, ma anche 28 decessi, 54 i pazienti in terapia intensiva, vicini ai 61 che rappresentano il massimo raggiunto nella prima ondata, e più di 500 ricoverati in altri reparti.
La situazione è ancora sotto controllo, per ora l’indice Rt sta calando e i posti in ospedale ci sono, ma ha detto Fedriga, con questi numeri il quadro potrebbe peggiorare rapidamente. Il Friuli Venezia Giulia, che oggi è arancione, accanto a Molise e Veneto, attualmente gialle, è comunque considerata dal governo fra le regioni a "rischio moderato ma con una probabilità elevata di passare al rischio alto nel prossimo mese", alla soglia della zona rossa a causa dell'aumento dei ricoveri in terapia intensiva.
Ecco perché, ha detto Fedriga, ci vuole una nuova presa di coscienza da parte dei cittadini sulla necessità di rispettare le regole, al di là delle sanzioni: “Faccio appello a tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia – ha detto - per un'assunzione di responsabilità nei comportamenti affinché, come avvenuto nella prima ondata, il senso civico e il rispetto per il lavoro dei medici e degli operatori sanitari facciano da diga alla diffusione del virus".
"Bisogna - ha aggiunto - che le persone capiscano che se i bar e i ristoranti sono chiusi non per questo si può andare a casa di un amico o di un'altra persona che non sia un congiunto. Farlo non rappresenta un comportamento intelligente, perché proprio in questo ambito si sta sviluppando la trasmissione della malattia". “O c’è un senso di responsabilità – ha affermato - o ci saranno misure più drastiche”.
Le misure più drastiche potrebbero riguardare a breve alcuni comuni delle aree attualmente più colpite, Udine e Pordenone in particolare, come alcuni piccoli paesi della bassa friulana o della montagna, dove evidentemente le abitudini sociali hanno agevolato la diffusione del virus.
Le regole della regione arancione, ha sottolineato il Governatore, in queste realtà non funzionano, ecco perché in questi giorni “ho ribadito che le decisioni non possono essere affidate a un algoritmo, ma vanno prese valutando situazione per situazione”.
Fedriga si è comunque detto fiducioso sulla collaborazione fra regioni e governo centrale dopo il via libera di Roma a una riconsiderazione dei parametri dopo il 3 dicembre. “Penso – ha spiegato. - che occorrano dei parametri leggibili, immediatamente interpretabili e soprattutto comprensibili per la popolazione, perché quando parlo di battaglia condivisa, e chiedo la responsabilità di tutti, credo che le istituzioni abbiano anche il dovere di agire nella massima trasparenza e di dire le cose nella maniera più chiara possibile alla popolazione”.
Dal punto di vista dell’attività di prevenzione rimangono sotto osservazione il personale sanitario, sui cui sono aumentati i test e che va protetto, hanno detto Riccardi e Fedriga, dai contagi che avvengono perlopiù all’esterno degli ospedali, e le case di riposo che, pur con un aumento dei controlli e delle precauzioni, rappresentano sempre un punto critico, in particolare nella provincia di Udine, per la fragilità degli ospiti, anche se i dati dicono che, grazie alle misure messe in campo, la mortalità è più che dimezzata in regione passando dal 22,5 per cento della prima ondata all'8,2 per cento dell'attuale fase.
Alessandro Martegani