In una spianata senza pubblico e spazzata dalla Bora, in un silenzio quasi irreale, si è svolta presso il sacrario della Foiba di Basovizza la cerimonia del Giorno del Ricordo. La giornata fui istituita istituita nel 2004 per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Quella alla Foiba di Basovizza è senza dubbio la cerimonia centrale della giornata, celebrata di fronte alla cavità simbolo degli eccidi avvenuti nel dopoguerra sul confine orientale.
Sulla spianata erano presenti fra gli altri il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, alcuni familiari delle vittime, associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, e il presidente della Lega nazionale e del comitato per i martiri delle Foibe, Paolo Sardos Albertini, che ha ricordato come il processo di condivisione della memoria e partecipazione alla giornata debba allargarsi anche a Slovenia e Croazia, visto che nelle Foibe ci sono vittime non solo italiane: “Tutti gli uomini e le tante donne assassinate in quel tragico contesto dagli uomini con la stella rossa – ha detto -, certamente le migliaia di italiani, ma anche di altra nazionalità, tutti senza discriminazioni di sorta, hanno parimenti diritto di essere ricordati con un unico sentimento di pietà. E proprio la consapevolezza di questa comune tragedia - ha spiegato - sarà anche la risposta più adeguata a quegli storici, o sedicenti tali, che continuano ad accampare le più svariate argomentazioni pur di non riconoscere la verità vera”.
Sulle responsabilità del comunismo negli eccidi si è soffermato il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, che ha sottolineato la necessità di combattere ogni forma di negazionismo, ma anche i passi in avanti fatti con atti fortemente simbolici, come l’omaggio alla Foiba dei presidenti Pahor e Mattarella. “Per la prima volta un leader dell’ex Jugoslavia, nel luglio dello scorso anno, è venuto qui – ha detto - la volontà della Slovenia di far luce su questi crimini è un significativo episodio di questo processo di verità”.
Dipiazza ha anche rivolto una dura critica allo scrittore Boris Pahor, che, ha detto, non può essere preso ad esempio per i drammi del ‘900, “visto che parlando del Giorno del ricordo continua a dire che non era vero niente”.
Sulla revoca dell’onorificenza concessa dall’Italia al Maresciallo Tito si è concentrato il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, che ha sottolineato, accanto alla necessità di celebrare la Giornata, anche la responsabilità delle istituzioni italiane per aver ignorato la verità in passato. “Credo sia anche corretto, e me ne assumo l’onere come presidente della regione, che le istituzioni italiane si scusino per tutti i decenni nei quali si sono girate dall'altra parte: per una realpolitik hanno sminuito, negato e tralasciato i drammi che la nostra gente e le nostre famiglie hanno vissuto su questa terra”. "l nostro Paese - ha concluso Fedriga - deve mettersi in discussione per le posizioni del passato che hanno visto addirittura consegnare una onorificenza a Tito. Oggi chiediamo una presa d'atto e l'abrogazione immediata della norma che ha reso possibile questo scandalo. La Regione farà pressione verso il Parlamento affinché si proceda, senza più esitazioni, in questa direzione".
Una cerimonia si è svolta anche alla Camera a Roma alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l'esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell'Istria, di Fiume, delle coste dalmate – ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - sono iscritti con segno indelebile". "I crimini contro l'umanità scatenati in quel conflitto non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze, perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista". "L'orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze".
Giuseppe de Vergottini, presidente di Federesuli, ha ricordato la storia dell’esodo, auspicando che per continuare nella ricerca storica e della memoria, la diplomazia di Roma collabori con Slovenia e Croazia, visto che “appare credibile la necessaria assistenza delle autorità slovene e croate come indica la collaborazione prestata per il recupero delle vittime, e riteniamo – ha aggiunto - che l'azione della nostra diplomazia possa fruttuosamente unirsi a questa azione e la collaborazione dell'Unione italiana, l'organismo rappresentativo della nostra minoranza presente sul territorio con cui la Federazione degli regoli attivamente collabora”.
Nell’intervento di apertura il presidente della Camera, Roberto Fico, ricordando come la Costituzione italiana sia basata sui valori antifascisti, ha sottolineato però anche come nulla possa giustificare gli eccidi commessi sul confine orientale contro gli italiani e chi veniva considerato un oppositore del comunismo. "Per troppo tempo - ha detto - sono prevalse narrazioni di parte, fortemente distorte da pregiudiziali di natura ideologica e nazionalista, che hanno ostacolato – ed in parte continuano ad ostacolare – una ricostruzione accurata ed oggettiva di quanto realmente avvenuto al confine orientale".
Oggi, ha aggiunto, "abbiamo tutti gli elementi per respingere senza esitazioni le tesi negazioniste o giustificatorie di quella persecuzione, purtroppo ancora presenti. Ciò non significa certo ignorare o sminuire le aberrazioni della politica di italianizzazione forzata delle popolazioni slave, condotta dal fascismo, e la ferocia criminale che ispirò la condotta delle forze nazifasciste in Jugoslavia. Verso di esse dobbiamo ribadire la più ferma condanna". Fico ha anche ricordato il passo fondamentatele verso una condivisione della memoria rappresenta dalla visita congiunta ai luoghi della memoria da parte del presidente Sergio Mattarella e del presidente Borut Pahor.
Alessandro Martegani