Un applauso spontaneo di quattro minuti ha risuonato tra le vie nei pressi del Narodni dom in apertura della cerimonia organizzata per la comunità slovena di Trieste, che oggi è ritornata formalmente proprietaria di questo stabile, il cui incendio cento anni fa è diventato simbolo delle violenze che seguirono negli anni successivi.
"Un sogno che è diventato finalmente realtà" secondo la presidente del SKGZ Ksenija Dobrila, per il quale di lavora da anni come ha ricordato il presidente del SSO Walter Bandelj e che deve ora trasformasi in uno spazio che guardi al futuro, "con una prospettiva europea" secondo la senatrice Tatjana Rojc che ha sottolineato la necessità di fare diventare il Narodni dom un luogo di dialogo.
Grande la commozione tra i presenti, molti dei quali, nonostante le polemiche degli scorsi giorni per la visita del presidente sloveno Borut Pahor alla foiba di Basovizza, hanno accolto il messaggio lanciato con questa giornata come ci ha detto il signor Miran, sloveno di Trieste che sfoggiava con fierezza una maglia con il simbolo del Tigr: "Pur di riavere di nuovo quello che è il simbolo della triestinità slovena va bene anche se il presidente Pahor si sia inchinato di fronte a quello che io considero un simbolo, perché non è una tomba è un simbolo ed ognuno ha il diritto di mettere i simboli dove vuole. Lo ho accettato come un buon compromesso".
Ospite di questa cerimonia così importante per la comunità slovena in Italia anche il presidente dell'Unione italiana Maurizio Tremul, che ha detto di essere onorato di poter essere testimone di questo evento come rappresentante degli italiani di Slovenia e di Croazia.
"Io vi auguro", ha detto Tremul nel suo intervento, "di riuscire a fare diventare questo luogo un centro culturale importante per questa città e per questo paese che ha bisogno di convivenza di dialogo di pace e di democrazia".
In conclusione, con la stessa spontaneità dell'applauso iniziale, la folla ha intonato la "Zdravljica", un brindisi al Narodni dom che questo tredici luglio è tornato ad essere la casa degli sloveni di Trieste.
Barbara Costamagna