Una conferma del fatto che Gorizia e Nova Gorica sono una sola comunità, e che il legame fra le due città supera la frontiera ora risorta: è stata interpretata così dal sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, la decisione dei sindaci di Nova Gorica, Klemen Miklavič e quello di Šempeter, Milan Turk, di unirsi a tutti colleghi d'Italia per ricordare con un minuto di silenzio le vittime del coronavirus.
Le relazioni fra le comunità dell’area di confine sono state più forti della divisione imposta dall’epidemia. “È proprio così – dice Ziberna –: non appena ho parlato all’amico Klemen di questa iniziativa, alcuni giorni fa, ha immediatamente detto che lo avrebbe fatto anche lui e avrebbe contattato anche il sindaco di Šempeter a dimostrazione dell’amicizia, dell’attaccamento e delle relazioni che ci sono tra nostre comunità, al di là di quello che accade a Lubiana o che accade a Roma”. “Mi ricordo quando alcuni mesi fa, per altre ragioni, nel governo nazionale c’era chi proponeva di erigere di nuovo un muro tra Italia e Slovenia, e come ci siamo impegnati perché questa idea rimanesse nel cassetto chiuso delle provocazioni e non avesse seguito: al netto ovviamente delle scelte politiche nazionali, Nova Gorica, Šempeter e Gorizia hanno dimostrato sempre di vivere davvero i confini soltanto come una riga, un tracciato su un libro di storia”.
“È comprensibile – aggiunge - come tra Capodistria e Trieste, ovviamente per la distanza, non ci sia il rapporto di comunione che si vive a Gorizia, ma chi conosce il nostro confine sa che le due realtà sono profondamente legate: noi abbiamo tantissimi concittadini di Gorizia che vanno a lavorare a Nova Gorica e viceversa, abbiamo tantissime famiglie separate, condividiamo l'uso di impianti sportivi e strutture. Chi è maggiorenne oggi, aveva tre anni quando è sparito il cosiddetto muro, non si dice più ‘vado il quel posto in Slovenia’, come si diceva anni fa, si dice vado in quel bar, in quel locale, senza specificare in quale delle due aree si trovi. Condividiamo servizi, attività, luoghi, per questo per noi è stato un trauma ritrovare all'improvviso la frontiera.”
“Anche per questo abbiamo apprezzato fortemente la decisione dei colleghi sloveni, un gesto che ha fatto vedere a tutti la vicinanza e la solidarietà che ci sono fra le nostre comunità. Solidarietà che va oltre i gesti simbolici: Nova Gorica messo a disposizione la propria Protezione civile, ma anche piatti caldi, respiratori per trasferire i malati da un ospedale all’altro. Un atto di grande generosità, che testimonia il rapporto profondo fra le amministrazioni, con cui sono in contatto quotidianamente. C’è un rapporto davvero forte”.
Proprio oggi intanto è arrivata la risposta all’azione comune che Ziberna e Miklavič avevano avviati per far riaprire un valico ciclo pedonale fra le due città, un’operazione che però non ha avuto successo.
“Oggi ho ricevuto la lettera di risposta del ministro Di Maio a cui mi ero rivolto per chiedere la riapertura di un valico ciclo pedonale a Gorizia. La stessa richiesta era stata avanzata da Klemen Miklavič presso il governo Sloveno”.
“Nel territorio goriziano – spiega Ziberna - abbiamo un unico valico aperto, quello di Sant'Andrea, che però è un raccordo autostradale in cui possono passare soltanto macchine e camion, e non persone o biciclette. Si tratta di un problema reale per chi non possiede la macchina e deve andare a trovare, o a portare cibo, o ad assistere, come previsto dalla legge italiana e slovena, un parente oltre confine. Attualmente ci vuole circa un'ora e mezza per andare a altrettanto per tornare. Un valico pedonale potrebbe facilitare di molto la vita a tutti, ma purtroppo il ministro mi ha risposto che per ora non è possibile, non per motivi politici, ma perché non c’è il personale sufficiente per coprire il servizio al confine, vista anche la necessità di misurare la temperatura corporea”.


Alessandro Martegani


Foto: MMC RTV SLO
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