Quattro leader nazionali, tutti sullo stesso palco, per appoggiare Roberto Dipiazza nel rush finale verso il quarto mandato da sindaco di Trieste. Non è una scena che si vede di frequente, anche alla luce dei rapporti non sempre facilissimi fra le anime del centro destra, che però hanno deciso di creare un evento per dare la spinta finale la sfida del ballottaggio, in cui la coalizione parte meglio rispetto agli altri capoluoghi ancora in lizza.
Introdotti dal presidente della regione Massimiliano Fedriga in rigoroso ordine alfabetico, Maurizio Lupi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, e Antonio Tajani hanno espresso il loro appoggio al sindaco uscente, che ha chiuso la serie d’interventi, sottolineando soprattutto come il centro destra si sia presentato unito fin dall'inizio.
Ufficialmente avrebbe dovuto essere una conferenza stampa, ma la location, un gazebo in piazza della Borsa, ha richiamato centinaia di persone, che hanno fatto sentire il proprio appoggio soprattutto a Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Proprio la leader di Fratelli d’Italia, rinviando al mittente le accuse di contiguità a gruppo o esponenti neofascisti, è tornata sul tema dell’assalto alla sede della Cgil a Roma: “Noi abbiamo condannato senza se e senza ma qualsiasi forma di violenza, - ha detto - ma sta al ministero dell’Interno impedire che queste cose accadano”. Meloni ha anche smentito che le elezioni le abbia vinte la sinistra: “I dati dicono un’altra cosa – ha detto - la partita è aperta, non fatevi raccontare scemenze”.
Matteo Salvini, oltre a sottolineare la buona amministrazioni della città, come avevano fatto Tajani e Lupi, ha escluso di poter appoggiare il provvedimento proposto dal centro sinistra che chiede lo scioglimento di organizzazioni dichiaratamente neofasciste come Forza Nuova: “Chi parla di fascismo – ha spiegato -, deve ricordarsi che proprio il fascismo nacque mettendo fuori legge chi non la pensava come loro, organizzazioni sindacali e altri: fascismo e comunismo sono stati sconfitti dalla storia, anche se in qualche redazione di giornale qualcuno si appassiona ancora a questo tema”.
E con i giornalisti se l’è presa lo stesso Salvini al termine della conferenza stampa, quando gran parte delle domande sono state rivolte a Giorgia Meloni, e solo sul tema del rischio fascismo in Italia anziché sulla competizione elettorale di Trieste. Il leader della Lega ha abbandonato senza una parola il gazebo, preferendo dedicarsi ai consueti selfie con i fan, mentre l’alleata nel centro destra, ma avversaria per la leadership della coalizione, rispondeva ancora alle domande. Poco dopo però è tornato sul tema del Green pass, un problema che a Trieste potrebbe provocare il blocco del porto da parte dei lavoratori: “Noi chiediamo in ogni sede che sia lo Stato a garantire il diritto al lavoro a milioni di italiane e di italiani pagando i tamponi. Chi non ha il Green pass non può essere lasciato a casa senza lavoro e senza stipendio. A Trieste i lavoratori del Porto di Trieste hanno preso una posizione. Io ho fatto il Ministro dell’interno, e ci sono quasi 20.000 poliziotti senza green pass: che facciamo? Lasciamo a casa 20.000 poliziotti da sabato?”
Alessandro Martegani