L’Italia si propone come capofila per gli investimenti e l’integrazione fra l’Unione europea e in sei paese nell’area dei Balcani occidentali, sei paesi di prossimi ingressi nell’Unione europea.
È il messaggio che parte da Trieste dove si è tenuta la Conferenza Nazionale Italia e Balcani Occidentali, organizzata al centro congressi del Porto Vecchio.
La Conferenza, annunciata dallo stesso ministro Tajani come una sorta di summit di pace poche settimane dopo la nascita del governo Meloni, è poi virata con il passare dei mesi in un momento di confronto interno all’Italia, senza alcun rappresentante fra i relatori dell’area al centro della giornata.
Lo scopo era quello di iniziare un percorso e avviare il coordinamento fra realtà finanziarie, come la Banca europea degli investimenti o la cassa depositi e prestiti, le organizzazioni degli imprenditori e del commercio, con la diplomazia e la politica. Ci sono però dei punti fermi da affrontare: il primo è l’accelerazione del processo di allargamento dell’UE all’area dei Balcani, a cui l’Italia è favorevole ma che ha visto una battuta d’arresto negli ultimi mesi; ci sono anche notevoli differenze di sviluppo e di cultura d’impresa fra i sei paesi interessati all’allargamento e, non da ultimo, le tensione politiche che ancora dividono alcune aree a partire da Serbia e Kosovo, come conferma il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “Non c'è dubbio fra Kosovo e Serbia ci sia una tensione importante, delle volte più evidente, altre volte meno evidente – ha detto -, però su questo mi auguro che l'Europa faccia la sua parte, e mi auguro che l'Italia possa essere protagonista, perché penso che ci siano grandi l'opportunità per l’Italia per l'Europa”.
Per cogliere le opportunità, si sono confrontati diplomatici, banche, rappresentanti del modi delle imprese e del commercio, e delle istituzioni finanziarie, che hanno sottolineato soprattutto al necessità du muoversi come un unico sistema, di fare squadra, e anche di agire in fretta perché, come ha detto più volte il ministro Tajani, se si lasciano spazi vuoti saranno riempiti da altri: “Io non sottovaluto mai le difficoltà, ma sono anche convinto delle nostre potenzialità, vedo che siamo accolti e la nostra presenza è gradita nei Balcani. È ovvio che se siamo assenti altri sono saranno presenti”. “Più Italia nei Balcani, ha aggiunto, significa che l’attore principale nel paese deve diventare l’Europa: se riduciamo gli spazi politici si ridurrà l’influenza di altri. Questi paesi devono entrare il prima possibile nell’UE, per evitare che guardino troppo a oriente”
Tajani ha poi ribadito che l’Italia continuerà a lavorare per rafforzare il dialogo e la pace: “Sono sempre in contatto con i leader di Serbia e Kosovo, e punto a soluzioni condivise”. Nelle trattative, ha concluso “abbiamo posto con forza il principio che non ci può essere trattativa per la pace fra Serbia e Kosovo, e nei Balcani, senza l’apporto dell’Italia. La convocazione del quintetto di venerdì scorso è un risultato politico per questo governo”.
Riguardo la rotta balcanica il ministro ha assicurato che “non è interesse di nessuno favorire l’immigrazione clandestina: lo sviluppo e l’integrazione serviranno anche a controllare l’immigrazione”.
Alessandro Martegani