La presentazione del cosiddetto piano di mitigazione da parte di Wärtsilä, multinazionale finlandese che ha annunciato la chiusura della produzione di motori a Bagnoli della Rosandra mettendo a rischio 450 posti di lavoro, non sembra aver smorzato i toni dello scontro con Regione e sindacati.
A meno di una settimana dall’ultimo incontro al Ministero dello sviluppo economico, in cui era stata confermata la chiusura della produzione di motori a Trieste, il piano è stato inviato alle organizzazioni sindacali, al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero del Lavoro, alla Regione e a Confindustria. Il documento, affidato a un advisor specializzato in progetti di reindustrializzazione, è suddiviso in tre sezioni: “possibili percorsi di reindustrializzazione, misure sociali e tempistica, e contiene le azioni che l'azienda è disposta a mettere in campo, previo accordo, per mitigare gli effetti della sua decisione”.
Fra le indicazioni c’è naturalmente l’intenzione di “non affidare il sito a un concorrente che produce motori quattro tempi di media velocità per il settore marino o centrali elettriche” e la volontà di affidare ad altre aziende gli spazi in cui si svolgono le attività di ricerca, retrofit e aggiornamenti sui motori a quattro tempi.
La cassa integrazione avrà una durata di 12 mesi, con la rotazione dei lavoratori, e riguarderà “l'intera forza lavoro”, nel frattempo si cercherà di riconvertire chi lavora in fabbrica “in ruoli nel service engineering, addetti alle attività di post-vendita e di assistenza al cliente, da impiegare anche a bordo nave o nelle officine di Genova e Napoli”. È prevista per i dipendenti anche la possibilità di spostarsi in altre sedi anche fuori dall’Italia.
Il piano però è stato bocciato su tutta la linea da parte dei sindacati, che lo hanno giudicato “insufficiente” ed “irricevibile”, e anche dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che aveva presentato un ricorso contro la procedura e ha anche ha anche deciso di aderire al ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali.
A riguardo governatore, Massimiliano Fedriga, e l'assessore al lavoro del Friuli Venezia Giulia, Alessia Rosolen, hanno parlato di “un'iniziativa straordinaria e senza precedenti”, che conferma la piena sinergia tra lavoratori e istituzioni nel tentativo di contrastare la condotta della multinazionale finlandese”, e “contestare l'illiceità dell'iter di delocalizzazione e l'incostituzionalità della specifica norma varata a livello nazionale, che non tutela il diritto al lavoro”.
Secondo Fedriga e Rosolen, l’azione di Wärtsilä, “calpesta diritti individuali e collettivi e rischia concretamente di porsi all'origine di pesanti ripercussioni sociali a livello nazionale”.
Parole che non sembrano lasciare molto spazio al dialogo di cui ha parlato Håkan Agnevall, ceo di Wärtsilä, che si è dichiarato “disponibile ad avviare immediatamente una discussione con i sindacati e le istituzioni per trovare un accordo che supporti le persone impattate e le loro famiglie, salvaguardando al contempo il futuro a lungo termine delle attività di ricerca e sviluppo, vendita, project management, sourcing, assistenza e formazione”.
Alessandro Martegani