Il report, intitolato “Restare umani a Trieste” riporta i dati, i luoghi, le modalità di questo lavoro in sinergia, ma soprattutto fa il punto sulla grave situazione di abbandono istituzionale in cui si trovano i migranti in arrivo dalla rotta balcanica. I volontari che partecipano al progetto, provenienti da varie città d'Italia e d'Europa, sottolineano che l'esperienza è molto positiva, ma che Trieste è una città ostica, come ha spiegato il presidente di ICS, Gianfranco Schiavone:
"Le persone che arrivano percepiscono l'importanza di questa esperienza ed apprezzano la capacità con la quale il sistema di aiuti umanitari è stato è organizzato, la capacità delle associazioni triestine di supplire alle assenze istituzionali, ma dall'altra parte sono veramente sconcertati dal fatto che, appunto il livello della discussione pubblica a Trieste sia di così intimo. Livello, che le Istituzioni siano così violente e aggressive, volgari, che non si trovi una soluzione per nulla, che si rivendichi addirittura di non trovare una soluzione a situazioni che, anche in altre città con amministrazioni dello stesso colore politico. sono situazioni di cui si discute, di cui si cerca di trovare delle soluzioni. Sorprende questo estremismo triestino. Tutti sono impressionati, chi sta qua non lo percepisce, chi viene da fuori lo percepisce immediatamente".
Una curiosità: si sta ventilando l'ipotesi di spostare l'ufficio immigrazione nella periferia di Trieste. Lei cosa ne pensa di questa possibilità?
"Penso che anche qua il dibattito sia un po' sopra le righe, nel senso che posso dire che gli spazi davanti del Teatro Romano sono assolutamente insufficienti e le persone si trovano a fare la fila fuori dalle cinque o sei del mattino, in condizioni, anche qua, indegne e nessuno ne parla, ma improvvisamente tutti parlano quando si vuole spostare l'Ufficio. Io non so se è la soluzione migliore; il mio dubbio è in relazione all'ubicazione, molto lontana dal centro ed al fatto che le persone non potrebbero andare a piedi e quindi dovrebbero prendere l'autobus. Ci sarebbero quindi nuovamente la polemica sulle persone senza biglietto eccetera. Insomma, a Trieste non si riesce mai a discutere di niente. Perché? Perché è come se il cervello improvvisamente andasse in tilt prima ancora di iniziare a funzionare. Non capisco francamente, io sono un triestino, conosco i limiti di questa città, ma mi sembra che ci sia un momento, in qualche modo di impazzimento collettivo, che è molto pericoloso".
Davide Fifaco