“È inaccettabile l'intento delle organizzazioni della minoranza slovena di fare dei quattro fucilati sloveni di Basovizza dei martiri antifascisti, senza alcuna citazione sui loro reali intenti. L'Unione degli Istriani si opporrà in ogni sede per impedire che il cippo dei quattro attentatori assuma il medesimo status della foiba di Basovizza”.
I Presidenti dell'Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota, e della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini, hanno confermato la decisione di opporsi al riconoscimento del valore di monumento di carattere regionale del cippo di Basovizza che ricorda i quattro sloveni dell'organizzazione Tigr, condannati a morte dal tribunale speciale fascista e fucilati nel 1930.
Di fronte al quel monumento, oltre che alla Foiba di Basovizza, si raccolsero lo scorso anno i Presidenti di Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Borut Pahor, ma per le due organizzazioni la richiesta avanzata nel 2010 dall’associazione Edinost di Trieste, sarebbe basata su una relazione storica “settaria e decontestualizzata, e quindi gravemente omissiva di fatti e circostanze fondamentali”.
Lacota e Sardos Albertini hanno illustrato le controdeduzioni consegnate lo scorso 7 ottobre alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, affermando che l’organizzazione TIGR, si rese responsabile di “una serie di atti di violenza”, e fu “espressione del nazionalismo balcanico che intendeva sostenere l’imperialismo jugoslavista e le sue mire di annessione sui territori italiani”.
“Fare di quei fucilati degli eroi della nazione slovena in nome della democrazia e dell'antifascismo – hanno concluso - è un falso storico clamoroso e voler attribuire alla nazione slovena degli «eroi» che appartenevano invece all'oppressore jugoslavo è, quindi, in primo luogo offensivo nei confronti degli Sloveni stessi”.
Lacota ha anche contestato l’atteggiamento delle altre organizzazioni degli esuli, parlando di comportamento “omertoso” sulla vicenda.
Alessandro Martegani