La presa di posizione del Consiglio comunale, con l’avvallo anche del sindaco Roberto Dipiazza c’è stata, ma non è bastata a placare le polemiche scatenate alle nuove esternazioni del consigliere ultracattolico di estrema destra Fabio Tuiach.
Dopo la manifestazione di sabato scorso organizzata dall’Arcigay, che aveva chiesto esplicitamente alle istituzioni della città di prendere le distanze dalle parole di Tuiach relative all’aggressione subita da un esponente della comunità LGBT di Trieste, è stato il presidente Francesco Di Paola Panteca, ad aprire la seduta dell’ultimo Consiglio comunale esprimendo “la più totale disapprovazione per il contenuto, per i toni e per i modi che il consigliere comunale Fabio Tuiach ha utilizzato per commentare la vile aggressione subita da un nostro concittadino”, una posizione assunta, ha spiegato, “con il pieno sostegno del prefetto Valerio Valenti, con il quale ho avuto modo di confrontarmi sui fatti, e in totale condivisione con il sindaco Roberto Dipiazza”.
“Come cittadino e presidente di questa assemblea – ha aggiunto - mi sento in dovere di mettere un argine a manifestazioni pronunciate da un componente di questo consiglio comunale che attraversano irresponsabilmente il recinto dettato dall’articolo 3 della Costituzione”.
“Nessuna appartenenza, nessuna idea politica può andare sotto braccio alla violenza, alla discriminazione di qualsiasi tipo essa sia – ha concluso -: nessuna asserita libertà di espressione politica può giustificare o assolvere l’autore di un fatto così detestabile e in nessun caso questo Consiglio comunale può essere associato a chi invece giustifica l’intolleranza anche semplicemente non condannandola”.
Sono le parole che erano state chieste a gran voce dalla piazza sabato scorso, condivise anche dal sindaco Dipiazza, accusato spesso dalla comunità LGBT di non essere sufficientemente deciso nel prendere le distanze dalle uscite di Tuiach, ma non sono bastate a trovare unità, almeno su questo punto. Oltre alle tensioni provocate dalle reazioni di Tuiach, che si è lamentato di non aver avuto possibilità di replica, l’opposizione ha abbandonato la seduta, svolta in videoconferenza, dopo la decisione di non concedere l’urgenza e quindi rinviare tre mozioni, una delle quali chiedeva al Sindaco e alla giunta se non ci fossero gli estremi per rimuovere Tuiach dal proprio incarico, un documento analogo a quello presentato anche in Consiglio regionale e indirizzato alla giunta Fedriga.
Si tratta però, come aveva spiegato l’assessore regionale alle autonomie Pierpaolo Roberti, di una procedura difficilmente applicabile, perché la norma prevede che per decidere la sospensione o la rimozione di un amministratore pubblico da parte della giunta regionale, “non è sufficiente la semplice violazione di una legge”, a si richiede “un'attenta valutazione delle ipotesi in relazione alle quali tale potere può essere esercitato correttamente”.
A chiedere la rimozione di Tuiach dal Consiglio comunale, sono stati Pd, Movimento 5 Stelle, Open Fvg, Cittadini e Futura, ma la vicenda ha passato i confini della città, diventando ancora una volta un caso nazionale, con denunce e prese di posizione da parte delle associazioni a difesa dei diritti civili, e condanne anche da parte di parlamentari ed esponenti politici nazionali.
Alessandro Martegani
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