Massimiliano Fedriga (Foto: Arc/Montenero)
Massimiliano Fedriga (Foto: Arc/Montenero)

Dati in leggero miglioramento, ma con l’occupazione degli ospedali che preoccupa ancora, impegno nella campagna vaccinale, prudenza sulla riapertura delle scuole, difesa dell’economia e del sistema a colori completo anche nel mese di aprile.
Si potrebbe riassumere così la posizione del Friuli Venezia Giulia, una delle regioni con i numeri della pandemia più alti, ma anche fra quelle che hanno proporzionalmente inoculato più vaccini.
I numeri dei ricoveri in terapia intensiva sono ancora molto preoccupanti, così come quelli relativi agli altri reparti, ma l’idea del governo di assegnare per tutto il mese di aprile alle regioni solo due fasce, quella arancione e quella rossa, non piace all’amministrazione, che, pur senza andare allo scontro con l’esecutivo nazionale, non sembra entusiasta nemmeno della riapertura delle scuole, sia pur limitata a asili, elementari e prima media.
“Noi – ha dichiarato oggi il presidente della regione Massimiliano Fedriga intervistato da Repubblica - proponiamo di tornare ai quattro colori nel rispetto dei parametri che ogni territorio presenterà: se tra qualche settimana ci saranno le condizioni per il giallo, non vedo perché non farlo”.
Una posizione che la Lega sta proponendo anche a livello nazionale, ma nel mirino del governatore c’è anche il nuovo parametro inserito da qualche settimana per l’assegnazione dei colori, quella quota di 250 casi ogni 100 mila abitanti, un meccanismo che per Fedriga “invece di premiare, finisce per penalizzare chi fa più tamponi”.
Dubbi invece sulla scuola: il Friuli Venezia Giulia era stata una delle regioni più prudenti, chiudendo prima delle altre e tenendo i ragazzi a casa più a lungo. Ora la giunta sembra non voler andare allo scontro, si dice consapevole del valore della didattica in presenza, e che la maggior parte dei contagi avvengono soprattutto nella fase di spostamento su mezzi pubblici, ma chiede anche garanzie al governo, come monitoraggi tramite tamponi rapidi continui in modo da evitare focolai a scuola e contagi in ambito familiare.

Alessandro Martegani