Un anno di transizione il 2022, sia per l’uscita dalla pandemia sia perché sarà l’ultimo ad essere gestito da questo Consiglio viste le ormai prossime elezioni regionali di primavera, che dovrebbero tenersi fra aprile e maggio.
Il Presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, accanto ad alcuni consiglieri e ai responsabili degli organismi di garanzia, ha tracciato oggi il consueto bilancio del 2022, un anno, ha detto, che si è aperto ancora in piena pandemia, e si chiude con il Covid ormai alle spalle, ma con altri grandi problemi che incidono anche sulla regione, come la guerra in Ucraina e l’impennata dei prezzi.
“Abbiamo esordito – ha detto Zanin - con l’elezione del Capo dello Stato, ancora in piena pandemia, oggi invece chiudiamo il 2022 lasciandoci alle spalle quei momenti difficili. Sono stati anni in cui questo Consiglio regionale non ha mai chiuso: abbiamo fatto solo un Consiglio regionale da remoto, poi abbiamo sempre lavorato in presenza, a testimonianza del fatto che abbiamo sempre saputo prenderci delle responsabilità, ed essere un esempio anche per i cittadini e la regione”.
Zanin ha sottolineato come il Friuli Venezia Giulia, in un anno complicato dallo scoppio della guerra, e dall’inflazione, sia comunque una regione che ha aumentato il Pil più delle altre, e contestualmente abbia fatto crescere anche l’export: “La nostra comunità ha saputo reagire alla situazione – ha detto - adattando alle condizioni attuali le proprie capacità produttive, trasformando una crisi in opportunità”. Tutto questo ha anche consentito di gestire una finanziaria per il 2023 con risorse pari a cinque miliardi.
Fra le norme, più importanti approvate, Zanin ha ricordato la legge sulla famiglia (“fondamentale in una regione che rischia di ritrovarsi senza corregionali, visto che il FVG è la regione italiana con meno nascite dopo la Liguria”), quella sulla disabilità, che pone al centro territorio e comunità nell’affrontare la disabilità, e quella sull’autonomia del Consiglio regionale. Un rammarico invece sulla riforma elettorale: “Questo Consiglio – ha detto - non è riuscito a portare a casa una legge elettorale che prevedesse una preferenza di genere e garantisse una presenza delle donne in aula”.
Fra i più di mille provvedimenti discussi e approvati, ci sono state 24 leggi, ma, hanno sottolineato i consiglieri presenti accanto al Presidente, solo cinque sono di iniziativa del Consiglio: gli altri disegni di legge arrivavano dalla Giunta regionale, un segnale di come l’elezione diretta del governatore rischi di ridurre il ruolo del Consiglio regionale, che invece dovrebbe avere maggiore importanza, visto che è l’organismo eletto direttamente dai cittadini.
Fra le attività sottolineate anche la conclusione della nuova convenzione con la Rai che, grazie al Corecom, ha aumentato l’offerta a delle trasmissioni in lingua friulana, e le iniziative che hanno trasformato il Consiglio nella casa di tutti i cittadini, con una costante presenza culturale grazie alle mostre organizzate nel palazzo, e le visite degli studenti, che contribuiscono all’integrazione fra il Consiglio e la società civile.
Alessandro Martegani